"INVECCHIAMENTO, cambiamenti climatici, tipologie di lavoro, tecnologia, regole produttive, redditi non esaltanti. Il settore agricolo si trova davanti a molte sfide. Tanti i fenomeni che ancora nel corso dell’anno passato hanno pesantemente impattato anche sul tessuto produttivo dell’Umbria". E’ Fabio Rossi (nella foto), presidente regionale umbro di Confagricoltura, a raccontare che anno sia stato quello concluso da solo un mese.
"L’agricoltura è schiacciata da un mercato che spesso non ripaga i costi di produzione ed è governata inoltre da una burocrazia molto pervasiva che genera una serie di problematiche ed inefficienze che paralizzano e soffocano le imprese" afferma in premessa.
Ma Rossi arriva subito al dunque: "L’agricoltura è un settore economico e per questo Confagricoltura Umbria si aspetta che le politiche regionali siano sviluppate in norme e provvedimenti di supporto al settore tenendo conto della sostenibilità economica, indispensabile affinché quella ambientale e quella sociale abbiano un senso". "L’agricoltura – continua il presidente – oltre che coltivazione, zootecnia, silvicoltura è anche gestione del territorio e la presenza di attività umane ed economiche nelle aree più marginali della regione contribuisce a formare un argine allo spopolamento e all’abbandono. L’agricoltura è inoltre un sistema economico – fa notare Rossi – inserito nelle grandi filiere agroalimentari ed agroindustriali.
"Per tutti questi motivi serve una seria revisione delle norme che fanno riferimento all’ambiente, all’urbanistica e alla sanità che non pongano vincoli all’esercizio della libertà di impresa in agricoltura senza fondamento scientifico e tecnico" sostiene il numero uno di Confagricoltura.
"Riteniamo che sia giunto il momento di identificare le imprese professionali – ammonisce Rossi – sulla base di criteri economici, come quello signifcativo del volume di reddito".
E poi una riflessione da non sottovalure: "A nostro avviso le aziende agricole più piccole – dice il presidente – dovrebbero poter accedere a strumenti e contributi destinati alla forma associata, rafforzando così la dimensione economica dell’agricoltura, rendendola più competitiva ed attrattiva. Servirebbe quindi avviare un confronto ordinato e approfondito – conclude – per confermare le buone scelte, rettificare dove necessario ed inquadrare meglio gli obiettivi".