Martedì 16 Luglio 2024
GABRIELE TASSI
Sport

Una vita nella Safety Car. "La Rivazza toglie il fiato. Ecco i segreti del circuito»

Claudio Poleselli, storico pilota della Safety car di Imola, racconta la sua passione per il circuito e i momenti più emozionanti vissuti in pista, tra velocità e adrenalina.

"La Rivazza toglie il fiato. Ecco i segreti del circuito"

"La Rivazza toglie il fiato. Ecco i segreti del circuito"

L’errore è uno scontato appuntamento con la ghiaia. E quei saliscendi tra cielo e pista sono il motivo per cui tanti piloti amano Imola, compreso lo storico uomo della Safety car del circuito, Claudio Poleselli, che il tracciato lo conosce a menadito.

Quali sono i punti mozzafiato?

"La staccata del Tamburello è unica, tre anni fa lì toccai i 315 all’ora. In settanta metri bisogna far scendere la velocità fino ai novanta. Poi c’è la Tosa, curva molto impegnativa per i piloti, un gomito di passione che se imboccato male può costare diverse posizioni in gara. O la rivazza con quella bellissima frenata in discesa".

Quale ha nel cuore?

"La curva della Piratella, se sbagli o fai tanto di distrarti finisci per forza nella ghiaia. E’ un circuito insidioso, ma ai piloti piace molto perché è vecchio stile, con salite e discese".

Qual è il suo sogno da pilota di Safety?

"Il sogno lo sto già vivendo, e spero che Imola continui a essere un punto di riferimento per eventi come F1 o Wec".

E cosa le piace di più del suo lavoro?

"Amo stare davanti al gruppo delle auto scalpitanti, fare l’andatura mentre dietro tutti aspettano di liberare i cavalli".

Lei non sarà in pista con la F1, perché il Circus ha il suo pilota della safety, Mailander. Qual è il suo ricordo legato alla massima serie?

"Non dimenticherò mai quel weekend nero del primo maggio. Io facevo servizio nella medical car alla Villeneuve: prima gli incidenti di Barrichello e Ratzenberger, poi Senna. Furono giorni di grande delusione, commozione e paura, anche se per un attimo, quando l’elicottero è atterrato in pista abbiamo sperato tutti si salvasse".

Il suo ricordo più bello.

"Una volta in Formula Renault si arrivò al traguardo in regime di safety car. Tutti dicevano, scherzando, che avevo vinto io. Ovviamente non era vero, ma qualche giorno dopo mi venne consegnata una coppa simbolica".

Ma la sua passione da dove arriva?

"Da lontano. E’ stato mio babbo a mettermi sui kart, appena 14enne. Dai 17 anni poi sono passato alle 595 e al campionato italiano Cooper 1000. Da lì alla Formula Italia è stato un passo trovarsi a gareggiare con quelli che poi sarebbero diventati i ‘vip’ della F1: Patrese, Giacomelli e De Cesaris".

Poi l’Autodromo.

"Negli anni 90 venni ingaggiato anche dalla Clinica mobile per guidare l’automedica veloce, la prima ad arrivare sugli incidenti per portare i medici".