di Marco Galvani
"Il Mugello? Penso proprio di non sbagliarmi, credo sia la pista su cui ho fatto più chilometri nella mia vita". Il Mugello non è soltanto la pista della Ferrari. E per uno come Rubens Barrichello, che dice "ho il cuore sempre rosso", non è cosa di poco conto. Quel circuito ricamato tra le colline toscane è per piloti e tifosi anche uno stile di vita. Il simbolo di una terra che si nutre (anche) di motori. E di una passione che non muore mai.
Rubens, che cos’è per lei il Mugello?
"È stata ‘casa’ per molto tempo. È un circuito fantastico. Chissà, poi, farlo in moto. Io non ho mai avuto l’occasione. In pista in moto ho fatto solo una prova su una 600 in Brasile. Sono stato ‘quattro punto otto secondi’ (lo dice scandendo bene l’abisso) più lento di Barros. Lui mi diceva: “Dai, fermiamoci perché sei matto”. Beh, ragazzi, se io sono matto, immagina loro… loro sono sicuramente molto più matti di noi piloti di macchine. Ma resta comunque sempre una gran bella gara. Pensa arrivare in fondo a un rettilineo a 300 all’ora in moto, dev’essere una cosa pazzesca".
Beh, anche lei il piede lo spingeva forte… c’è un record che ha fatto storia. Era il 9 febbraio del 2004 e guidava la mitologica Ferrari F2004. Un record demolito da Lewis Hamilton soltanto nel 2020 quando causa Covid il Mondiale di F1 trovò – in via eccezionale - una ‘spiaggia’ nel Mugello.
"Fermai il cronometro sull’1’18.704 a una media di 239,911 chilometri orari, migliorando di oltre 2 secondi il primato di Michael Schumacher (che allora era il suo compagno di scuderia, ndr)".
Ha ‘scomodato’ Alex Barros, brasiliano come lei, per vent’anni nel Motomondiale e poi in Superbike…
"Con Alex siamo amici, da piccoli giocavamo insieme. Poi abbiamo preso percorsi diversi".
Quali sono i suoi piloti preferiti?
"Io sono legato a una MotoGp che non c’è più. Quando in pista c’erano insieme a Barros Mike Doohan e Valentino Rossi. Quando c’era la vecchia guardia del Motomondiale confesso che seguivo molto di più. Adesso ho visto le ultime gare, molto piegate, comunque grande spettacolo".
E tra i piloti di oggi?
"La verità? Li seguo un po’ tutti su Instagram e faccio il tifo un po’ per tutti".
Conta il richiamo della passione per i motori?
"Direi di sì".
Del resto lei dalle corse proprio non sa stare lontano.
"È vero, non sono capace. Non so come sarà un giorno. Oggi sono ancora più impegnato di una volta: c’è la Stock Car, la Porsche Endurance, mi sono qualificato per il mondiale go-kart a fine anno. Mi diverto. Però è anche tutto molto serio. Non scendo mai in pista per partecipare e basta".
Un po’ come Fernando Alonso, che sembra aver ritrovato una seconda giovinezza in F1…
"Tutto nella vita è la voglia. Noi diventiamo vecchi nel corpo, ma non nell’anima. È quello che fa la determinazione di come prendere la vita. Amo quello che faccio. Come Fernando, che si vede che ha una passione grande".