Mercoledì 15 Gennaio 2025
MATTIA
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"Quanti ribaltoni, scudetto senza favoriti"

Dj Ringo parte dal suo Milan: "Nell’affare Tonali avrà fatto bene solo se vince. Inter rivoluzionata, io vedo molto bene l’Atalanta"

"Quanti ribaltoni, scudetto senza favoriti"

di Mattia

Todisco

Si riparte dal Napoli campione d’Italia in carica. Dalla Milano divisa in due che vuole riprendersi lo scettro, dalla Juve che (come dice Allegri) non può storicamente partire senza lottare per lo scudetto. Un torneo incerto, sulla carta, salvo che poi il verdetto del campo non sia quello della stagione in corsa, in cui il Napoli si dimostrò di un’altra categoria rispetto a tutte le traballanti concorrenti. Il mercato ha cambiato qualcosa (talvolta molto) nella fisionomia delle squadre, non certo nella passione dei più accaniti tifosi. Tutti aspettano di riascoltare la musica dell’inno della Serie A, magari intervallata da quelli delle coppe europee (per chi le disputa). Dopo tanto chiacchierare, sarà il pallone a dire la sua. Via tv o via radio, per chi seguirà le partite dal vecchio etere. A scalettare la stagione del deejay-tifoso Ringo, direttore di Virgin Radio, voce e volto storico della radiofonia italiana, sarà il calendario di Serie A e in particolare quello del suo Milan.

Un Diavolo che partirà con quali ambizioni?

"Le squadre si sono mischiate parecchio. Tanti acquisti e tante cessioni. Per adesso vedo un campionato dove tutto può succedere. Se pensiamo che il Napoli ha vinto lo scudetto dopo aver cambiato mezza squadra un’estate fa... Certo, non è così facile che riaccada. Lo stesso Milan quest’anno ha preso otto giocatori nuovi e l’Inter ha cambiato elementi un po’ in ogni reparto".

Un campionato più povero di campioni, dopo questa campagna trasferimenti?

"Più povero no. Sono soldi che vanno e che vengono: punto. Qualcuno esploderà e qualcuno no. Lo vedo abbastanza uguale a prima. Però al vertice le squadre sono cambiate tantissime. Non ho citato giusto la Juve perché è rimasta un po’ uguale a prima, anche a causa dei problemi che ha avuto. Le squadre che se la giocheranno sono sempre le solite 5-6".

C’è qualche volto nuovo che l’ha impressionata più degli altri nelle amichevoli?

"Tanti giocatori non si conoscono o comunque non sai come si adatteranno al nostro campionato. Per ora mi hanno colpito soprattutto quelli che già c’erano, nel Milan i vari Leao o Hernandez. Il Milan non può fare a meno dello zoccolo duro".

In compenso ha ceduto Tonali.

"Un affare sul quale sono molto combattutto. È vero, sono arrivati tanti soldi, ma era destinato a diventare il nuovo capitano del Milan. Se poi vincono, avrà avuto ragione la società".

Lui è andato in Premier, diversi altri in Arabia. Cos’ha cambiato l’esplosione della Pro Saudi League?

"Lo considero un fenomeno monetario. Ma chi se ne frega del campionato arabo? Chi lo guarda? Qualcuno ci va, anzi molti. È una scelta. Da romantici si dovrebbe fare calcio in un certo modo e trattenere le bandiere. Se invece pensi al business vai avanti così. Io preferisco la prima via, ma aspetto il risultato. Il mondo moderno è questo e bisogna adattarsi. Non è che il mondo della musica funzioni in modo differente".

Sarà di nuovo una Milano più protagonista in Europa che in Italia o il contrario?

"Milano ha le coppe nel Dna. Lo ha dimostrato l’anno scorso. Il Milan è arrivato al derby di Champions senza panchina e con molti infortunati. Se non hai una squadra lunga non arrivi lontano. Ecco il Napoli, per esempio, in questa stagione lo vedo meglio in Coppa che non in campionato".

Chi sarà la sorpresa?

"Non vedo male l’Atalanta, che ha preso anche Scamacca. Ci sono giocatori che rendono meglio in piazze dove ci sono tensioni minori rispetto a quelle che trovi al Milan o all’Inter. Penso anche a Berardi a Sassuolo: è pronto per la “grande“, ma evidentemente sta meglio in una realtà come il Sassuolo".

Potrebbero essere gli ultimi anni da spettatore a San Siro. Che effetto fa?

"Mi sono arreso. Posto che Milano ha problemi anche più importanti di quello riguardante lo stadio, la mia speranza è che non venga toccato perché è un monumento della città. Potrebbe diventare la patria dei concerti. E’ un posto da cui è passata la storia. Dopodiché è giusto che Inter e Milan abbiano il loro stadio, ma vedremo cosa riusciranno a fare su questo fronte".