Lunedì 25 Novembre 2024
PAOLO GRILLI
Sport

Nazionali da sogni infranti. Dal biscotto ai rigori fatali. I rimpianti di Trap e Conte

Per cinque volte non ci siamo qualificati alla fase finale della competizione. L’illusione con Vicini nel 1988, Antonio esce a testa alta contro la Germania.

Dal biscotto ai rigori fatali. I rimpianti di Trap e Conte

Dal biscotto ai rigori fatali. I rimpianti di Trap e Conte

Quanto sia difficile vincere un Europeo è evidente dalla sola consultazione delle statistiche: la Spagna è l’unica nazione che è riuscita a imporsi in due edizioni consecutive. E se l’Italia campione in carica avrà sempre scolpita nel cuore l’impresa di Wembley – così come quella del 1968 – non sono mancate delusioni a loro modo storiche: anche oltre alle due arrivate in finale nel 2000 e nel 2012, di cui abbiamo scritto nelle pagine precedenti.

Nel 1972 non ci qualificammo alla fase finale a quattro – eliminati dal Belgio ai quarti – e così fu anche nel 1976, fuori già ai gironi dietro Olanda e Polonia. Nel 1980, nell’edizione a otto in casa che ci vide partecipare di diritto come nazione ospitante, partimmo benissimo battendo l’Inghilterra con un gol di Tardelli. Poi però pareggiammo 0-0 col Belgio e questo ci portò a giocarci la finale per il terzo e quarto posto, persa ai rigori contro la Cecoslovacchia dopo l’1-1 dei regolamentari (in gol Graziani, errore finale dal dischetto di Collovati).

Nel 1984 la doccia fredda della mancata qualificazione subito dopo il successo al Mundial, poi nel 1988 in Germania la grande chance: nell’Italia passata dall’era Bearzot a quella di Vicini giocano Baresi, Bergomi, Maldini, Ancelotti, Mancini, Altobelli e Vialli. Nel girone prima pareggiamo 1-1 con la Germania Ovest (in gol Mancini), poi battiamo 1-0 la Spagna (Vialli) e 2-0 la Danimarca (Altobelli e De Agostini). Il secondo posto ci qualifica alla semifinale, ma l’Urss spegne il nostro sogno battendoci per 2-0 (Lytovchenko e Protasov).

Nel 1992 altra mancata qualificazione e ci riproviamo nel 1996 con Sacchi in panchina. Tutto sembra procedere al meglio per la Nazionale reduce dal Mondiale americano (2-1 alla Russia all’esordio con doppietta di Casiraghi), poi però perdiamo 2-1 con la Repubblica Ceca (non basta il gol di Enrico Chiessa) e lo 0-0 con la Germania nel terzo incontro, con tanto di rigore sbagliato da Zola, ci fa uscire già ai gironi. Poteva essere una edizione a noi molto favorevole, anche per l’assenza di vere corazzate, e invece rifacemmo molto in fretta le valigie: Sacchi si spinse ad attuare un turnover eccessibo che pagammo carissimo, anche se poi nel girone finimmo proprio dietro le due finaliste. Di lì a poch mesi, Sacchi lasciò l’incarico di commissario tecnico.

Nel 2004, in Portogallo, altro choc. I cinque punti nel girone non ci bastano per arrivare tra le prime due, complice il biscotto preparato e cotto a puntino da Danimarca e Svezia, che pareggiando 2-2 si garantiscono reciprocamente il passaggio ai quarti. Noi avevamo pareggiato 0-0 con la Danimarca, 1-1 con la Svezia (Cassano, poi nel finale l’incredibile pari di Ibra stile colpo di karate) e battuto 2-1 la Bulgaria (Perrotta e Cassano). E’ un’edizione maledetta, che ricordiamo anche per lo sputo di Totti al danese Poulsen, con tanto di due giornate di squalifica: una prova tv che pesò sugli azzurri. Il ct Trapattoni, dopo la grande delusione, lasciò e la panchina azzurra andò a Lippi, il condottiero che ci portò al Mondiale.

Nel 2008 non ci andò meglio. La Nazionale campione del mondo affidata a Donadoni iniziò nel peggiore dei modi, perdendo 3-0 con l’Olanda, poi pareggiò 1-1 con la Romania (Panucci) e si riscattò battendo 2-0 la Francia (Pirlo e De Rossi). Ma ai quarti, contro la Spagna che poi vincerà il torneo, perdemmo ai rigori con errore finale di Di Natale dopo lo 0-0 dei regolamentari e supplementari.

Con Conte, nel 2016, viviamo un’altra grande, splendida illusione. La nostra rosa non è per nulla all’altezza delle migliori, eppure superiamo il girone battendo il Belgio 2-0 (Giaccherini-Pellè), poi 1-0 la Svezia (Eder). Il ko per 1-0 con l’Irllanda non ci fa perdere il primo posto. Aigli ottavi troviamo la Spagna bicampione d’Europa, favoritissima: Chiellini e Pellè firmano però un 2-0 memorabile che scatena i sogni. Ma poi, ai quarti, l’eliminazione ai rigori contro la Germania (errori di Pellé, Zaza, Bonucci e Darmian), dopo lo 0-0 maturato nei tempi regolamentari e supplementari. Un’uscita a testa altissima, non meritata.

Cinque anni dopo, però, a Wembley, il trionfo che ha cancellato ogni amarezza.