"Il Mugello è bello. Troppo bello. E il rammarico, semmai, è averci vinto solo una volta. Essere il primo su questa pista non ha prezzo".
Ed era il 2017, quando Andrea Dovizioso mise la firma su quella ’sua volta’. Vittoria incredibile, per più motivi, ricordiamo bene?
"Altro che. Stavo male. Malissimo. Avevo trascorso una notte orribile prima della gara. Ero ko, non avevo fatto il warm up. Al semaforo verde mi dissi: qui butta male. E invece…".
Invece si portò a casa una gara che è una delle storie più belle della MotoGp dell’era moderna.
"L’essere debilitato mi portò a gestire le mie energie in un modo unico. Non volevo e non potevo sprecarne o strafare e questo mi aiutò a tenermi al massimo anche quando fisiologicamente una gara dura e lunghissima come quella del Mugello ti fa entrare in riserva. Mi gestii molto bene e alla fine ressi alla grande anche agli assalti di Vinales che, come nel suo stile, prova ad affondarti nel finale. Fu una vittoria fantastica".
Pilota italiano, su moto italiana, la Ducati, al Gp d’Italia: che cosa chiedere di più alla vita?
"Un pilota italiano che vince al Mugello prova una sensazione incredibile. L’emozione della festa, della gioia, di tutto quello che condividi con la gente dopo essere stato il numero uno è quasi complicato da raccontare".
E’ vero che chi sale sul podio al Mugello, poi, dalle altre parti…
"Verissimo. Anche perché il podio del Mugello ha una collocazione a suo modo inimitabile. Sei praticamente sulla pista, in alto e la gente è tutta lì sotto a fare festa, ad applaudirti, a farti capire quanto l’ha fatta divertire".
Dopo il brutto colpo sulla pista da cross, riuscirà ad essere al Gp?
"Penso di farcela. E poi al Mugello sono tornato anche qualche giorno fa quando ci sono stati i test Honda, Yamaha e Aprilia. Vi giuro che quando arrivi al circuito, vedi dove sei e ritrovi quella pista ti viene voglia di…".
E no. Mica avrà voglia, una volta finita la riabilitazione, di rituffarsi subito a fare qualche giro?
"Rispondo così (ride di cuore ndr). Se decidessi di risalire su una moto da strada e fare un paio di giri, nessuno si arrabbierebbe, il problema è se vado sulle ruote arpionate, quelle da cross… Lì, qualcuno…".
Ad arrabbiarsi sarebbe forse il suo manager?
"Chissà (ride di nuovo ndr)".
Battute a parte: come sta dopo la grande paura dell’incidente di cross?
"Sinceramente sto molto meglio. Mi sento bene. E’ stata una brutta, ma davvero brutta, botta, ma chi mi è stato vicino, chi mi ha seguito ha fatto tantissimo perché tutto potesse prendere una piega positiva in tempi direi anche brevi. Il resto l’ho messo… io. La testa, in certi casi, è decisiva per dare una svolta, farti ripartire, crederci".
Restando al cross: il progetto del suo parco come va?
"Tutto procede come vorrei, anche se in Italia ci sono dei tempi tecnici sempre lunghissimi. Diciamo che l’attività del camp dovrebbe iniziare a settembre, mentre per tutto il resto, per essere al full gas, con anche le attività di contorno al completo bisognerà aspettare il prossimo aprile".
Chiudiamo tornando alla MotoGp: le piace l’equilibrio su cui vive questa stagione?
"Altro che. E’ un Mondiale combattuto e ancora lunghissimo. Ci sono tante gare da combattere e la lotta a tre fra Bagnaia, Marquez e Martin racconterà mille emozioni. L’unico rammarico, se mi posso permettere, è che si tratta di una lotta che coinvolge solo una marca. La Ducati, è vero, ha i piloti più forti, ma nello spettacolo vorrei vedere anche gli altri produttori. Che comunque stanno arrivando, ne sono sicuro".