di Mattia Grandi
La stanza riservata alla fattoria ‘Il Palagio’ di Scarperia e San Piero. Sempre la stessa. Come quei riti che mescolano al piacere dell’abitudine un pizzico di scaramanzia. Eppure stavolta Claudio Costa, il ‘dottorcosta’, non sarà al Mugello. Non c’è più ragione d’esserci dopo il suo addio alla Clinica Mobile nel 2014. La creatura più nobile messa in disparte, meno di un anno fa, dalla Dorna. Dopo quasi mezzo secolo di servizio. E di storia.
Dottor Costa, niente paddock?
"Ormai le gare le guardo solo in tv".
Quali emozioni prova?
"Sbaglierei a dire malinconia. Nostalgia è il termine più appropriato. Rende meglio l’idea di un ricordo doloroso ma bello". Doloroso perché?
"Per l’impossibilità di essere accanto ai piloti da salvare e aiutare nella conquista dei propri sogni".
E se dallo schermo vede un pilota cadere?
"Allontano da me la presunzione e traccio una prima diagnosi benigna. Poi spero che si rialzi, riprenda la sua moto e giunga al traguardo".
Nessun invito a Scarperia?
"Uno sì. Quello dell’amico Guido Meda, cantore ineguagliabile delle gesta dei protagonisti del motomondiale. Mi avrebbe voluto con lui in cabina di commento per raccontare le emozioni del Gran Premio d’Italia. Ma le trasferte, alla mia età, sono sempre più dure".
Se le dico Mugello a cosa pensa?
"E’ uno dei circuiti che amo di più. Una pista molto bella. Mi vanto con orgoglio dell’amicizia del personale della struttura. In modo particolare dello staff medico".
Ora che ha tolto i panni di angelo custode dei campioni può dirci per chi tifa?
"Non ho mai rivelato le mie debolezze perché mi sono innamorato infinite volte di tutti loro".
Una preferenza, una simpatia?
"Mick Doohan".
E tra gli alfieri di oggi?
"Non mi pronuncio. Sono felice di vedere la Ducati in cima alle montagne russe di quel pianeta fantastico che è il motociclismo. Rossa come il sangue, il cuore e la passione".
Dai tempi del ‘dottorcosta’ la MotoGp è cambiata parecchio.
"Moltissimo. Aumenta il potere del business, degli sponsor e del dio denaro, ma si allontana il contatto dei protagonisti col pubblico".
Non salviamo nulla?
"Il gesto più semplice. Quello che accomuna tutti i piloti della storia. Quando abbassano la visiera i cuori si riconciliano con la purezza delle emozioni e di questo splendido sport".
Da Scarperia alla ‘Romagna de mutor’ falcidiata da frane e alluvione.
"Soffro molto per questo. Ma i romagnoli si rialzeranno presto perché l’anima passionale è anche visionaria. E queste brutte ferite si trasformeranno in qualcosa di più bello. Proprio come fece, tempo fa, Zanardi".