Sabato 27 Luglio 2024
FRANCESCO MORONI
Sostenibilità

Sviluppo e sostenibilità. Asvis e le proiezioni sul futuro: "La politica dia un impulso. Altrimenti resteremo indietro"

Il direttore scientifico Giovannini: "Povertà, salute, istruzione: l’Italia avanza solo a fatica. La decarbonizzazione rappresenta un’opportunità, mentre l’alternativa è rimanere immobili".

Sviluppo e sostenibilità. Asvis e le proiezioni sul futuro: "La politica dia un impulso. Altrimenti resteremo indietro"

Sviluppo e sostenibilità. Asvis e le proiezioni sul futuro: "La politica dia un impulso. Altrimenti resteremo indietro"

"L’Agenda rappresenta il più alto accordo nella storia dell’umanità per disegnare il mondo che vogliamo. Un risultato straordinario perché mettere d’accordo realtà diverse e complesse, penso ad esempio a quelle islamiche, quando si parla di uguaglianze di genere, e ai Paesi emergenti, quando si parla di transizione ecologica: è stato obiettivamente un miracolo".

Enrico Giovannini, ex ministro delle Infrastrutture nell’ultimo governo Draghi, è cofondatore e direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), nata per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e per mobilitare la società, i soggetti economici e sociali e le istituzioni. Una missione portata avanti anche dal Festival dello sviluppo sostenibile, "che nel 2023 ha dato vita a 1000 eventi dal basso, oltre ai 30 organizzati da Asvis", ricorda Giovannini.

Parlava di miracolo...

"Basti pensare al Trattato sull’Unione Europea, visto che siamo vicini alle Elezioni. C’è un articolo che spiega come è stata creata l’Ue e, al suo interno, troviamo già tutti i goal. L’Europa ha avuto un ruolo fondamentale per l’Agenda".

A che punto siamo con i goal?

"Prima la pandemia, poi la guerra, la crisi energetica, l’inflazione, le tensioni geopolitiche. Tutti venti contrari. Ricorda l’Odissea?".

Quale passaggio?

"Ulisse riceve dal dio Eolo l’otre che contiene tutti i venti contrari alla navigazione, ma poi i suoi compagni lo aprono e cosi vengono respinti indietro. Ecco, dopo 4-5 anni di impegno, negli ultimi quattro anni stiamo arretrando su molti fronti".

Quali?

"Povertà, istruzione, malattie, guerre. E l’Europa, che è il luogo più sostenibile di tutti, in questi ultimi cinque anni di legislatura ha fatto quello che nessuna area geopolitica ha fatto: ha preso seriamente l’Agenda".

In che modo, nello specifico?

"Ursula von der Leyen l’ha messa al centro di tutte le politiche europee e ha chiesto ai commissari di essere i responsabili dell’attuazione dei goal".

Che altro?

"Il rapporto Asvis pubblicato a ottobre indica tutte le le strategie politiche applicate in cinque anni. Sono risultati notevoli. Invece, l’Italia avanza a fatica...".

Quali i nodi principali?

"Dei 17 obiettivi, in 6 casi siamo più indietro del 2010. Per altri 6 avanziamo in mondo insufficiente. In tre goal siamo ‘stabili’, mentre per altri due, salute ed economia circolare, avevamo fatto passi in avanti importanti, ma c’è stato un rallentamento".

Come mai?

"Perché l’Agenda, in fondo, non è mai stata presa seriamente dai vari governi".

Che intende?

"La strategia italiana per lo sviluppo sostenibile dell’allora governo Renzi è rimasta un documento di buone intenzioni, che non ha mai orientato davvero le politiche. Il governo Meloni ha approvato a settembre una strategia del governo Draghi, tanto che si chiama ‘strategia 2022’. Ora bisognerebbe darne vera attuazione, ma non sembra che il governo la stia usando".

Perché?

"Oggi, con una mano, si fanno cose positive. E con l’altra si prendono provvedimenti contrari all’Agenda 2030. Manca la sistematicità".

Questo per quanto riguarda la politica. E la società civile?

"Ha reagito diversamente. È stato fatto un gran lavoro nelle scuole e anche nelle università, dove sono stati attivati 160 corsi inerenti la sostenibilità ".

E le imprese?

"Alcune hanno trasformato i processi produttivi. Chi ha attivato una transizione economica, ha guadagnato competitività. Chi aspetta rimane indietro".

In tutto questo il Festival come si inserisce?

"Mostra la vitalità e l’impegno del nostro Paese a progredire in nome dello sviluppo sostenibile. Quest’anno iniziamo da Ivrea, città legata alla Olivetti. L’azienda fece l’errore drammatico di tenere le macchine da scrivere e dare via i computer".

La storia, poi, è andata diversamente...

"Esatto e anche ora le imprese devono avere una visione di un futuro all’insegna della sostenibilità, perché il resto del mondo corre. E la politica deve accompagnare la trasformazione".

Come si chiuderà il Festival?

"Come sempre alla Camera dei deputati. In apertura del Festival, pubblicheremo anche il nostro ‘Rapporto di primavera’ con Oxford Economics: contiene per la prima volta simulazioni al 2050 e mostra le alternative per l’Italia. Le strade sono due: avviare una transizione verso la decarbonizzazione e cogliere la grande opportunità...".

Oppure?

"Aspettare e non fare nulla. Ma, in questo caso, i costi sono altissimi, sia per le persone che per le imprese...".