Siamo abituati a vedere quello della siccità come un problema distante, che sconvolge vite e contesti sociali che poco hanno a che fare con le nostre routine consolidate. Ma la realtà sta cambiando repentinamente e «dati alla mano, è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l'acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata», come afferma - citando dati del Consiglio nazionale delle ricerche - il presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di bacino (Anbi) Francesco Vincenzi in un comunicato. Secondo il Cnr, infatti, una percentuale compresa fra il 6 e il 15% della popolazione del nostro Paese vive ormai in territori esposti ad una siccità definita severa e, talvolta, estrema. Nella nota si legge anche come «l'Osservatorio Anbi sulle risorse idriche settimanalmente registra il peggiorare di una situazione, che appare irrimediabilmente compromessa, anche a fronte di prossime e comunque auspicate precipitazioni». I problemi delle aree settentrionali del Paese, causati dalla scarsità di neve e dalla drammatica situazione in cui si trova il Po, si stanno via via più frequentemente palesando anche al Centro, nella zona appenninica e sotto forma di decrescita del livello di Tevere, Aniene, Sacco, Liri e del lago di Bracciano. Diametralmente opposta la situazione nel Meridione, dove stanno crescendo le riserve d'acqua invasata nei serbatoi, specie nel nord della Puglia, e la conseguenza è quella di doverne rilasciare in mare grandi quantitativi.
SostenibilitàIl fenomeno in Italia, ansia per il 15% degli abitanti