"I giovani non ci credono (quasi) più": è il sottotitolo. Ma la voglia di futuro resiste ed emerge forte anche nell’ultima edizione del Rapporto Giovani 2023, edito da Il Mulino ed elaborato dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica. Il report è realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo e in collaborazione con Ipsos per indagare come i giovani vivano e interpretino i cambiamenti in atto. "Il 2022, a livello internazionale, sarà ricordato come l’anno del conflitto in Ucraina, mentre a livello nazionale si sono tenute le prime elezioni politiche post Covid-19 - ricorda Alessandro Rosina, professore di Demografia all’Università Cattolica e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo-. Il timore è che il 2023 italiano si confermi più simile al 2022 anziché vedere un Paese ben avviato, al meglio delle sue possibilità, in un solido piano di sviluppo, con al centro le nuove generazioni". C’è il Pnrr che cerca di dare speranza e di porre un freno all’abbandono scolastico: nella seconda metà del 2022 la percentuale di Neet, nella fascia 15-24 anni, è scesa a valori attorno al 15%, ma è ancora lontana dalla media Ue (sotto il 10%). C’è l’esperienza della pandemia che pesa sulla condizione psicologica ed emotiva degli adolescenti.
Ma guardano al futuro i ragazzi: al di là delle fragilità, è forte il desiderio dei membri della Generazione Zeta di essere riconosciuti nella propria specificità, anche se le difficoltà all’ingresso nel mondo del lavoro e la carenza di politiche abitative accentuano la dipendenza economica dai genitori e portano a rinviare importanti tappe. Oltre i due terzi degli intervistati auspicano un rapporto più stretto tra scuola e mondo del lavoro per riuscire a orientarsi nelle scelte.
"Possedere una casa di proprietà rimane un obiettivo anche nelle nuove generazioni italiane. Per circa uno su tre (ma si sale a oltre il 40% sotto i 25 anni) la soluzione più adatta nella propria fase della vita è una forma di abitazione più flessibile rispetto all’acquisto – sottolinea Rosina -. Per oltre la metà degli intervistati la casa non è “per sempre”, come valeva tradizionalmente per le generazioni precedenti, ma deve essere funzionale ad esigenze (personali e familiari) che cambiano nel corso della vita. Le politiche che forniscono sostegno attraverso gli incentivi per l’affitto sono auspicate quasi quanto quelle per l’acquisto per la casa (considerate importanti per il 72% contro 76%)".