Giovedì 21 Novembre 2024

Investire in formazione "Nuove competenze per essere preparati alle sfide del lavoro"

Alessandra Nardini, assessora regionale all’istruzione, lavoro e formazione professionale: "Strategico offrire percorsi di aggiornamento che consentano di gestire le transizioni in atto, come quella digitale ed ecologica".

Investire in formazione  "Nuove competenze  per essere preparati  alle sfide del lavoro"

Investire in formazione "Nuove competenze per essere preparati alle sfide del lavoro"

di Lisa Ciardi

FIRENZE

"Investire in formazione significa favorire occupazione di qualità e sicurezza sul lavoro". A dirlo l’assessora regionale a istruzione, lavoro, formazione professionale e politiche di genere, Alessandra Nardini, che fa il punto sulle attività svolte in questi anni.

Come cercate di legare formazione e occupazione?

"Fin da subito ci siamo posti questo obiettivo, per superare il disallineamento tra domanda e offerta di competenze e di lavoro. Formazione per le giovani generazioni, ma anche continua, percorsi di aggiornamento delle competenze o di riqualificazione, che consentano di affrontare le transizioni in atto, come quella digitale ed ecologica. Vogliamo garantire un’offerta formativa regionale aderente ai bisogni specifici dei singoli territori. Nascono così i Patti locali per la formazione, per mappare i fabbisogni in ogni provincia. In questa fase abbiamo tante risorse e strumenti: penso al Pnrr con il nuovo Programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori), al nuovo Patto per il Lavoro, ai percorsi di formazione che stiamo mettendo in campo con il Fondo Sociale Europeo 2021-2027. La parola d’ordine è concertazione, perché il confronto con le parti sociali non solo è doveroso ma consente di costruire misure migliori".

Fenomeno-Neet: come lo state affrontando?

"Giovani che non stanno studiando, non si stanno formando né stanno lavorando: un tema che non può lasciare spazio alla retorica urticante secondo cui preferiscono passare le giornate sul divano perché fannulloni percettori del reddito di cittadinanza. Non è così. È un fenomeno drammatico: siamo di fronte a una generazione che ha perso la speranza, rassegnata alla precarietà permanente, depredata della possibilità di progettare il futuro. Attendiamo che, finalmente, a livello nazionale prenda avvio il ‘Progetto nazionale donne, giovani e lavoro’, che dovrebbe seguire ’Garanzia giovani’. Nel frattempo, in Toscana, stiamo investendo sull’orientamento e su percorsi di formazione che consentano di acquisire competenze spendibili, come quelli di istruzione e formazione professionale, di istruzione e formazione tecnica superiore e gli Istituti Tecnologici Superiori - Its Academy".

Il Covid ha cambiato le cose? E in che modo?

"Ha acuito le disuguaglianze sociali, generazionali, territoriali e di genere che già esistevano. Tutte e tutti sono stati colpiti dalla crisi ma non allo stesso modo: donne, giovani, persone con particolari fragilità o con meno tutele, penso a lavoratrici e lavoratori precari, hanno pagato il prezzo più alto. La pandemia ha poi dimostrato che dobbiamo cambiare modello di sviluppo e che la transizione ecologica non è più rimandabile. Si devono tenere insieme lavoro, sviluppo economico e rispetto dell’ambiente. Per affrontare questo ed altri cambiamenti in atto serve investire in formazione, affinché non si traducano in perdita di posti di lavoro ma, anzi, in nuove opportunità".

Negli ultimi anni sono cresciuti molto gli Its: qual è la risposta dell’utenza?

"In questa prima metà di legislatura siamo passati da 7 a 9 Fondazioni Its attive in Toscana. Quest’anno, con oltre 10 milioni di euro, diamo la possibilità di attivare 51 percorsi, l’offerta formativa più ampia di sempre, che coinvolge per la prima volta tutte le province. I dati sugli Its sono davvero molto buoni in termini occupazionali: oltre l’80% dei ragazzi, entro un anno dalla conclusione di questi percorsi, si inserisce nel mondo del lavoro e, per oltre il 90%, in modo coerente rispetto al percorso formativo. Resta però un tema: comprendere che gli Its non sono assolutamente un’opzione di serie B, ma il segmento di formazione terziaria non universitaria che risponde alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze. Dobbiamo farli conoscere di più, a partire da un maggior impegno rispetto all’orientamento".