Lunedì 7 Ottobre 2024
Giulia Orlando e Costanza Pinna Berchet
Merito e mobilità sociale

“La nostra idea di divulgazione scientifica al tempo dei social: così abbiamo trovato il nostro ‘verso’ per studiare e raccontare la ricerca”

Intervista tripla a Marco Martinelli, Gaia Contu e Carmen Panepinto Zayati, creator digitali legati alla Scuola Superiore Sant'Anna ospiti del primo tirocinio residenziale del progetto Me.Mo. Merito e Mobilità Sociale

Da sinistra: Carmen Panepinto Zayati, Marco Martinelli, Gaia Contu

Da sinistra: Carmen Panepinto Zayati, Marco Martinelli, Gaia Contu

Pisa, 9 luglio 2024 – L’occasione di ascoltare gli interventi di tre creator digitali, legati alla Scuola Superiore Sant’Anna, è stata offerta a studentesse e studenti che hanno partecipato al primo tirocinio residenziale, a Pisa, del progetto Me.Mo. Merito e Mobilità Sociale. I tre creator sono Gaia Contu, dottoranda in Etica della Robotica; Marco Martinelli, ricercatore affiliato al PlantLab dell’Istituto di Scienze delle Piante; Carmen Panepinto Zayati, Miss Universo Italy e studentessa della laurea magistrale in Bionics Engineering. Quella che segue è un’intervista a tre voci, per ascoltare le loro scelte di vita e aspirazioni per il futuro.

Raccontateci chi siete e quali sono le vostre attività

Gaia Contu. “Ho avuto un percorso arzigogolato! Mi sono iscritta a fisica (a posteriori, direi anche per i condizionamenti sociali rispetto allo studio delle materie umanistiche). Durante la laurea triennale però ho realizzato che amavo la parte filosofica delle grandi questioni fisiche, mentre trovavo arido il lavoro di calcolo e analisi dei dati. Ho scoperto poi una laurea magistrale in filosofia della scienza, che univa la parte scientifica a quella umanistica, e me ne sono innamorata! Quando mi sono resa conto del suo essere una materia meravigliosa che in pochi conoscevano, ho iniziato a fare divulgazione sul web e sui social, studiando anche per un master professionalizzante alla SISSA di Trieste. Ora sono una dottoranda di etica della robotica, nel dottorato del Sant'Anna in Health, Science, Technology and Management”.

Marco Martinelli. “Sono un divulgatore scientifico e mi occupo di comunicazione alla Scuola Superiore Sant’Anna, dove sono anche ricercatore affiliato al laboratorio PlantLab. Nella vita mi piace fare tante cose, tra le quali anche cercare di fare successo come soubrette”.

Carmen Panepinto Zayati. “Sono una studentessa di ingegneria e attualmente sto completando il mio percorso di studi in Bionics Engineering, con un focus particolare sulla Biorobotica, in collaborazione tra Scuola Superiore Sant'Anna e Università di Pisa. Ho da poco iniziato la tesi presso il Regenerative Technologies Lab all’Istituto di Biorobotica dove mi occupo dello studio e della modellizzazione delle cellule staminali per la rigenerazione dei tessuti anatomici. Parallelamente, sono testimonial della legge italiana n. 187/2023 sull’istruzione STEM che mi ha portato a svolgere attività di orientamento scientifico nelle scuole e divulgazione scientifica durante eventi e sui social. Inoltre, sono Miss Universo Italia, ruolo che mi ha dato l’opportunità di raggiungere un pubblico di giovani più ampio, diventando portavoce delle materie scientifiche. Di recente ho anche avuto l’onore di essere selezionata dalla rivista Fortune Magazine per la sezione “People” per il mio impegno nell’empowerment femminile, nell’incoraggiare i giovani ad appassionarsi di scienza, e nel superamento degli stereotipi.”

Quale era la vostra aspirazione da piccoli, ora avete cambiato idea? Essendo ancora molto giovani, qual è oggi la vostra aspirazione per quando sarete grandi?

Gaia Contu. “Quando ero piccola volevo fare la veterinaria, ma è un pensiero che non ho mai più sfiorato. Ora mi piacerebbe lavorare nell’ambito della divulgazione, con un importante sogno nel cassetto che però non si dice ad alta voce perché, a dirle, le cose belle non succedono, diceva Hemingway”.

Marco Martinelli. “Da piccolo che avrei voluto fare il chimico oppure il cantante. Sono sempre stato un po’ diviso fra fare il performer e fare lo scienziato, poi ha preso una maggiore forza l'idea di fare lo scienziato. Da grande, adesso, sono molto convinto di voler fare la soubrette, però mi trovo a dover fare lo scienziato! Scherzi a parte, mi piace continuare a fare ricerca e comunicazione nella scienza, tant'è che mi sono iscritto a Medicina per ampliare ancora di più le conoscenze in ambito scientifico e per poterle raccontare con ancora maggiore precisione”.

Carmen Panepinto Zayati. “Da bambina, il mio mondo era pieno di musica, arte, danza e cucina, ma crescendo ho realizzato il potenziale che la scienza aveva nel padroneggiare queste competenze. Per esempio, ho capito che la conoscenza delle leggi fisiche avrebbe potuto affinare le mie abilità di fare piroette, mentre la comprensione dell'anatomia avrebbe potuto migliorare la mia tecnica al pianoforte. Questa consapevolezza mi ha portato a intraprendere studi scientifici, e nello specifico a laurearmi in Ingegneria Elettronica all'Università di Pisa. Oggi sono appassionata di ricerca e nel futuro aspiro a dare un contributo allo sviluppo di tecnologie biomediche economicamente accessibili a chi ne ha bisogno”.

Ci sono state persone o eventi che vi hanno aiutato a capire dove volevate andare nella vita?

Gaia Contu. “Nel corso del mio terzo anno di fisica ho fatto un provino per uno spettacolo teatrale dell’Università di Padova e lì mi sono resa conto di voler andare in quella direzione, del fatto che studiare solo la fisica non mi bastava, non mi appassionava. è stato un evento fondamentale per me e per la definizione del mio futuro”.

Marco Martinelli. “Sicuramente. In primis i miei docenti, già quelli delle elementari ma determinanti sono state al liceo la professoressa Folci, che ora non c’è più, di Chimica e Biologia e poi la professoressa Fiore di Matematica e Fisica, che mi ha fatto innamorare della fisica, tant’è che se prenderò mai una terza o quarta laurea, sarà in Fisica”.

Carmen Panepinto Zayati. “Il mio viaggio nel campo della biorobotica ha avuto inizio già al liceo, quando ho realizzato la mia prima protesi stampata in 3D a basso costo. Questo progetto insieme al viaggio di volontariato in Thailandia dove ho insegnato inglese a bambini di una zona rurale, hanno influenzato in me la consapevolezza della necessità di ‘democratizzare’ l’accesso alle soluzioni biomediche. Questa convinzione mi ha resa più determinata ad acquisire competenze scientifiche da usare a favore degli altri, per provare a fare la differenza tramite la scienza. Ma la principale fonte di ispirazione lungo il mio percorso è sempre stata mia mamma, che mi ha supportata e incoraggiata in tutto, aiutandomi a trovare e rimanere nella strada giusta, attraverso ogni successo e ogni sfida”.

Vi occupate di comunicazione e divulgazione scientifica, qual è la differenza fra le due?

Gaia Contu. “Stabilire la differenza tra comunicazione e divulgazione è complesso, non sappiamo bene cosa siano e non esiste una definizione teorica univoca di questi due termini; è un tema molto vivo nella comunità dei creatori, spesso discutiamo di come individuare una linea di confine nel nostro lavoro. Forse si può intendere comunicazione scientifica in modo più generale, ad esempio includendo anche giornalismo d’inchiesta di tipo scientifico, mentre la divulgazione ha un significato più specifico.

Marco Martinelli. “La divulgazione scientifica è un sottoinsieme della comunicazione, la comunicazione è molto ampia, trasversale, copre tante aree e si esplica attraverso tante modalità. La divulgazione scientifica si confronta con un’etica della comunicazione vicina al giornalismo e che comprende anche un’etica della scienza. Per esempio, nel mondo della comunicazione non ci sono vincoli rispetto alla pubblicità, mentre quando sei un creator che fa divulgazione scientifica, è necessario avere maggiore consapevolezza, bisogna fare attenzione alle aziende con cui si collabora e a cosa si dice nel fare pubblicità, perché quando veicoli un messaggio scientifico il messaggio deve essere corretto e non piegato alle volontà commerciali.

Carmen Panepinto Zayati. “Mi occupo di comunicazione e divulgazione scientifica, due ambiti che secondo me, pur essendo complementari, hanno due approcci distinti. Nella divulgazione scientifica, utilizzo i social media, le mie partecipazioni a programmi televisivi e i miei interventi nelle scuole e a eventi scientifici per diffondere conoscenze scientifiche al grande pubblico. L’obiettivo è rendere la scienza accessibile a tutti. La comunicazione scientifica, invece, si rivolge a un target diverso, usando un linguaggio tecnico per veicolare messaggi e idee agli esperti del settore. Questo è il linguaggio che usiamo nella ricerca, nei laboratori e nei seminari. La differenza cruciale tra questi due campi è un chiaro esempio di quanto sia importante adattare il proprio linguaggio al pubblico di riferimento per garantire una comunicazione efficace”.

Comunicazione e divulgazione scientifica come si declinano al meglio per rivolgersi ai più giovani?

Gaia Contu. Nel declinare per i più giovani, io credo che utilizzare un linguaggio che i giovani capiscono e comprendono, come il linguaggio dei social, sia fondamentale, sia per parlare la lingua che parlano loro sia per ascoltarli, che è il grande tema: i giovani non si sentono mai ascoltati come cittadini, quindi la questione del parlare la loro lingua è fondamentale anche in questo, nell’arrivare a un terreno comune in cui dialogare”.

Marco Martinelli. Per quanto riguarda i giovani, credo che sia presente una grande voglia di raccontare la scienza e anche un po’ di protagonismo dei giovani stessi, ad esempio attraverso le vetrine di TikTok o Instagram. Lo trovo molto bello perché ci sono tanti ragazzi e ragazze che si sforzano di capire come è il mondo e provano a raccontarlo”.

Carmen Panepinto Zayati. “Un grande preconcetto che spesso incontro, soprattutto nei giovani, è l’idea che la scienza sia troppo complicata e riservata ai 'geni'. In realtà, la scienza fornisce strumenti per eccellere in qualsiasi campo di interesse, che si tratti di cucinare dolci migliori grazie alla chimica, o di perfezionare il make-up con competenze di geometria e dermatologia. Quindi nei miei interventi di orientamento e divulgazione per i giovani cerco di trasmettere questa passione per la scienza, dimostrando come acquisire competenze scientifiche possa essere estremamente utile in ogni settore, soprattutto nel mondo di oggi.”

Qual è il principale messaggio che avete cercato di trasmettere alle studentesse e agli studenti del progetto Me.Mo. durante il vostro intervento?

Gaia Contu. “Il mio intervento era dedicato alla non-neutralità della scienza e della IA, per far capire come noi possiamo usare la tecnologia e la scienza anche rispetto a questioni di potere, a questioni politiche, analizzando come attraverso questi strumenti all’apparenza così oggettivi possono reiterarsi discriminazioni e ingiustizie sociali.

Marco Martinelli. “Ho dedicato l’intervento alla chimica dell’amore, ma in realtà è stato uno spunto per parlare di diversità, evoluzione, di come cambia il mondo a seconda dei punti di vista. Credo che sia possibile scegliere come ci si posiziona a livello di cuore e cervello, in termini di affermare la propria sessualità, il proprio orientamento, la propria identità, solo se conosci e vedi queste cose nella natura attorno a te. Se non hai mai saputo dell’esistenza di persone omosessuali, non pensi che esistano, pensi che sia una favola, oppure non potendolo immaginare non lo puoi essere. Invece, se tu immagini, puoi esserlo e, quindi, ho cercato di far vedere loro quanto la natura è assurda, ma anche molto divertente, affinché così loro possano immaginarsi in tanti diversi modi”.

Carmen Panepinto Zayati. “Ho voluto trasmettere ai ragazzi l'importanza di credere in sé

stessi e nelle proprie capacità, nonostante le difficoltà che si potrebbero incontrare lungo il percorso. Ho condiviso la mia esperienza personale, evidenziando come la scienza possa amplificare le proprie passioni e come la determinazione possa trasformare idee visionarie in realtà concrete. Ho enfatizzato che la scienza rappresenta una risorsa potentissima per eccellere in qualsiasi campo, indipendentemente dal background di ognuno. Ho anche parlato di quanto sia fondamentale utilizzare le competenze scientifiche non solo per sviluppare le proprie passioni personali, ma anche per contribuire attivamente al miglioramento delle comunità e della società nel loro insieme. E proprio con questo obiettivo ho spiegato alcune delle nuove ricerche nel campo della Biorobotica, in campi come medicina rigenerativa, robotica soft ed esoscheletri, per mostrare come la scienza possa contribuire positivamente alla società.”

Cosa vi ha ‘lasciato’ l'esperienza del progetto MeMo?

Gaia Contu. I ragazzi e le ragazze di Me.Mo., invece, erano davvero brillanti, mi è arrivata dalla loro partecipazione un grande interesse e voglia di mettersi in gioco, di capire, di confrontarsi. E, conoscendo la visione e lo scopo del progetto, è ancora più bello: di fronte al grande dibattito rispetto al merito e la sua correlazione con le condizioni socio-economiche di partenza, che lo rendono un baluardo spesso chiamato in causa e che però non è un valore così neutro, mettere in atto progetti che cercano di invertire questo andamento è molto bello”.

Marco Martinelli. Ho deciso di parlare di questi argomenti perché è molto importante che ci sia questa sensazione nelle persone che partecipano a MeMo, programma di mobilità e la mobilità che dobbiamo auspicare per non deve essere soltanto sociale, ma anche una mobilità mentale di posizionamento.

Carmen Panepinto Zayati. “Questa esperienza mi ha arricchita profondamente. Ho visto l'entusiasmo e la curiosità dei giovani verso la scienza: erano un gruppo di ragazzi estremamente curiosi, vivaci e partecipativi. Questo ha rafforzato la mia convinzione che eventi di orientamento come MeMo siano fondamentali per incoraggiare le generazioni future a superare le barriere e realizzare appieno il loro potenziale. Spero in futuro, continuando a occuparmi parallelamente alla ricerca, anche di divulgazione e orientamento scientifico, di riuscire nel mio piccolo a influenzare positivamente le generazioni future, incoraggiandole a migliorare le proprie capacità e a utilizzarle per promuovere uno sviluppo positivo della società”.

(*) Giulia Orlando e Costanza Pinna Berchet sono allieve della Scuola Superiore Sant'Anna e Tutor del progetto Me.Mo. Merito e Mobilità Sociale