
La resistenza agli antibiotici: "Troppo usati sui bambini"
Ravenna, 19 marzo 2025 – “Se non affrontiamo il problema ora, si stima che entro il 2050 l’antibiotico-resistenza potrebbe diventare una delle principali cause di mortalità nel mondo”. A dirlo è il prof Federico Marchetti, direttore del reparto Pediatria del Santa Maria delle Croci, tra gli organizzatori e relatori dell’iniziativa di formazione rivolta a pediatri, ospedalieri e farmacisti ‘Usiamo bene i farmaci nella pratica pediatrica corrente‘, in programma sabato 22 marzo a Ravenna.
Prof Marchetti, l’Italia è tra i Paesi europei con i livelli più alti di resistenza agli antibiotici. Qual è l’impatto nei bambini rispetto agli adulti?
“Sebbene la resistenza sia più studiata negli adulti, i bambini sono particolarmente esposti perché ricevono un numero maggiore di prescrizioni antibiotiche rispetto ad altre fasce di età. Studi indicano che circa il 40-50% delle prescrizioni pediatriche riguarda gli antibiotici, spesso utilizzati in modo inappropriato, contribuendo così alla selezione di batteri resistenti. Questo fenomeno porta a infezioni più difficili da trattare, ricoveri più frequenti e un maggiore utilizzo di alcuni antibiotici che dovrebbero essere riservati a situazioni specifiche, con conseguenti rischi per la salute. Fortunatamente, in età pediatrica la resistenza agli antibiotici è ancora un fenomeno relativamente contenuto, ma può rappresentare un problema serio per i bambini con malattie croniche e complesse”.
Quali sono le principali cause di questa elevata resistenza agli antibiotici?
“In primo luogo, l’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici, spesso prescritti per infezioni virali, contro le quali sono inefficaci. Anche l’automedicazione e la scarsa aderenza alle linee guida contribuiscono al problema: esistono raccomandazioni precise per molte infezioni pediatriche con diagnosi chiara, come la faringite batterica da streptococco, l’otite, la polmonite e le infezioni delle vie urinarie, ma non sempre vengono seguite correttamente. Un altro fattore rilevante è l’uso massiccio di antibiotici in ambito veterinario e agroalimentare, che può favorire la diffusione di batteri resistenti nella popolazione, bambini inclusi, attraverso la catena alimentare e l’ambiente”.
In Emilia-Romagna, qual è la situazione specifica per quanto riguarda la resistenza agli antibiotici in età pediatrica?
“L’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane più attente alla sorveglianza e all’uso consapevole degli antibiotici in età pediatrica, come confermato dal recente rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco. Negli anni è stato svolto un importante lavoro di sensibilizzazione che ha coinvolto enti regionali, pediatri di famiglia, ospedalieri e farmacisti. Nonostante ciò, nessun contesto di assistenza è esente dal problema. Ad esempio, un batterio responsabile dell’80% delle infezioni urinarie, l’Escherichia coli, mostra una resistenza del 20-30% a un antibiotico che dovrebbe essere di prima scelta. Questo è dovuto, in parte, a un uso eccessivo e non sempre appropriato di tale antibiotico per infezioni respiratorie comuni. Le iniziative di formazione e sensibilizzazione rivolte a medici e genitori stanno però dando risultati positivi, con una riduzione delle prescrizioni inappropriate negli ultimi anni. Proseguire su questa strada è fondamentale per contenere ulteriormente il fenomeno”.
Quali consigli pratici possono seguire i genitori per un uso corretto degli antibiotici nei bambini?
“Innanzitutto non somministrare antibiotici senza prescrizione medica: anche se il bambino presenta sintomi simili a quelli di una precedente infezione, la prescrizione deve sempre essere valutata dal pediatra. Poi occorre seguire scrupolosamente dosi e durata della terapia. Studi recenti hanno dimostrato che, in molti casi, la durata del trattamento può essere più breve rispetto al passato. Ad esempio, per la maggior parte delle otiti che possono richiedere un trattamento antibiotico, una terapia di 5 giorni è spesso sufficiente. Poi occorre ricordare che raffreddori, influenza e altre infezioni virali non rispondono agli antibiotici. Infine, l’approccio più efficace non è necessariamente il più aggressivo. Alcuni genitori si sentono rassicurati dalla prescrizione di un antibiotico, ma il miglior trattamento è sempre quello più appropriato al quadro clinico”.