E siamo a quota 62. Visto da FederlegnoArredo, il Salone del Mobile è una grande opportunità. Bisogna infatti invertire la rotta rispetto a un 2023, che ha visto numeri non troppo positivi per la filiera del legno-arredo (che conta circa 66mila aziende e 300mila addetti). Stando ai consuntivi del Centro Studi FederlegnoArredo, lo scorso anno si è infatti chiuso con un calo del fatturato del 7,8 % dopo due anni di crescita, passando così dai 57,2 miliardi di euro del 2022 ai 52,7 attuali; il mercato interno (32,8 miliardi di euro) ha registrato un -9,6% mentre per l’export la flessione è stata del 4,6.
Ma per il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin non c’è da preoccuparsi: "Nessuna sorpresa in questi numeri, che indicano un fisiologico rallentamento dopo due anni sopra ogni aspettativa – spiega –. Per di più, nonostante il -7,8% della filiera, sia il mercato italiano sia l’export si mantengono sopra i livelli pre-pandemici del 2019, a dimostrazione proprio del fatto che l’incremento registrato nei due anni precedenti è stato un evento straordinario, difficilmente ripetibile".
Presidente, perché difficilmente ripetibile?
"Perché l’attuale calo è in realtà una normalizzazione del mercato. Il 2021 e il 2022 sono stati anni ruggenti perché si veniva dal Covid: ci siamo trovati di fronte a un aumento della richiesta di materiali, con conseguente aumento del fatturato; poi c’è stata una diminuzione. Ma ci aspettiamo una nuova crescita".
Il Salone del Mobile comincia oggi. Qual è la parola chiave di questa edizione?
"Ancora una volta la parola chiave è la sostenibilità. Che è un concetto, ma anche un processo. Sostenibilità vuol dire preoccuparsi del territorio in cui si vive e si lavora, e sapere come valorizzare un prodotto; nel nostro caso, per esempio, vuol dire produrre mobili con legno proveniente da foreste certificate, cioè non soggette a deforestazione. Ma penso anche al tema della transizione ecologica. Per quanto riguarda il settore dell’edilizia, la direttiva Case Green, approvata dal parlamento europeo, prevede la neutralità nelle emissioni inquinanti entro il 2050. Una sfida importante, che però deve essere portata avanti davvero, non, come spesso accade, a suon di slogan".
Alla guerra in Ucraina si è aggiunto il conflitto israelo-palestinese. Quanto e come incidono in un settore come quello del legno?
"Incide la guerra in Ucraina: il legno, come ad esempio la betulla per il parquet, lo importavamo dalla Russia. Per altre specie arboree ci rivolgiamo alla Francia e ai Paesi della ex Jugoslavia".
E poi ci sono anche l’inflazione e la riduzione degli incentivi fiscali sull’edilizia. Che fare?
"Bisogna agire in modo strutturale. Per esempio, proponendo bonus di entità minore ma più spalmati nel tempo. Altrimenti si danno soldi a pioggia e basta".
Procurarsi il legno è ancora difficile come qualche anno fa?
"Purtroppo, sì. L’80% del legno che usiamo lo importiamo, ma ne saremmo provvisti. Il problema è che mancano le infrastrutture per sfruttarlo; per non parlare della burocrazia, che in Italia, ma anche a livello europeo, ci rende la vita difficile. Per questo chiediamo una mano al governo, così da raggiungere l’obiettivo di una filiera legno 100% Made in Italy. Obiettivo dichiarato tra l’altro dalla presidente del Consiglio Meloni all’inaugurazione del Salone dello scorso anno".