Giovedì 21 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
QN X le Donne

Violenze tra giovanissimi, la criminologa: “Controllo ossessivo e frasi choc, lui chiede la foto su WhatsApp per sapere dov’è lei”

Anna Maria Giannini, psicologa forense e criminologa alla Sapienza: “Faccio formazione con i ragazzi in tutta Italia, resto basita. Lui pone divieti e lei li accetta, questo è il modello. Mentre aumentano rapine e violenze di gruppo. E sempre più giovani escono di casa con il coltello”

Roma, 13 settembre 2024 - La violenza sulle donne anche tra giovanissimi. I rapporti malati, che si alimentano di un controllo ossessivo, via telefonino e social.

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“Faccio formazione ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni, vivono in tutta Italia e appartengono a tutti i ceti sociali, abitano in periferia e in centro. E ogni volta resto davvero perplessa, per non dire basita. Quando faccio domande sui loro rapporti, lui mi risponde: mi deve chiedere il permesso, se vuole uscire con un’amica me lo deve dire. Quando non esce con me, non si deve mettere la gonna corta. E mi deve anche mandare un WhatsApp con la foto di dove si trova”.

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La criminologa e i giovanissimi

Frasi che lasciano senza parole e sembrano tratte da un efferato caso di cronaca, come non pensare al femminicidio di Giulia Cecchettin?

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Anna Maria Giannini, professoressa alla Sapienza, è docente di psicologia forense e criminologia. Ed è abituata a sentirsi rivolgere domande che non sempre hanno una risposta lampo. Non sempre le spiegazioni sono semplici, riassumibili in uno slogan.

"I giovanissimi e il controllo via social”

Professoressa, ma quando siamo tornati così indietro? “Sì, viene da chiederselo. Quando cerco di capire dalle ragazze, mi sento rispondere: glielo devo dire perché altrimenti sta male, perché mi ama molto. È una regressione davvero consistente. Lui pone dei divieti e lei li accetta. Questo è diventato un modello, trasmesso anche da certi programmi tv. Da qui la sessualità diventa distorta. L’altro diventa uno strumento”.

Cosa ci dicono le statistiche

“I dati resi noti dall’Eures e dalla Direzione centrale della polizia criminale ci ricordano che c’è un aumento di un certo tipo di reati, molti commessi nella fascia giovanile. Crescono rapine e stupri di gruppo. Perché? Ci sono due livelli, uno è individuale, ogni caso è diverso dall’altro. L’altro è quello multifattoriale. Pensiamo alla strage di Paderno Dugnano, avvenuta in una famiglia all’apparenza perfetta. Ma che cosa dice di sé il 17enne che l’ha commessa? Mi sentivo un alieno, un corpo estraneo. Se non partiamo dal suo stato psichico…”.

Aumento del disagio

Uno legge e conclude: può capitare a chiunque. E questo sgomenta. “Paderno rappresenta un estremo. Non è assolutamente pensabile che tanti adolescenti abbiano un concentrato di fattori come questo ragazzo. Ha detto, volevo partire e andare a combattere in Ucraina. Ma sicuramente l’aumento del disagio c’è. Noi siamo andati incontro a cambiamenti epocali. Oggi i nostri figli adolescenti navigano in un mondo aperto, la Rete, dove possono vedere di tutto e di più e permanere per il tempo che vogliono. Quindi sono esposti a una serie di stimoli continui”.

“Assenza di movente solo apparente”

In apparenza a Dugnano ci troviamo di fronte a un’assenza di movente, come per il femminicidio di Sharon Verzeni. Ed è proprio questo che sgomenta. “Giuridicamente è vero – riconosce la prof -, non c’è un movente. Ma in psicologia la situazione è più complessa. Il movente può essere di carattere interno. Lo rintracciamo in uno stato interno. Nel caso di Sharon Verzeni l’assassino reo confesso ha dichiarato che sentiva la ‘necessità di uccidere. Quindi il movente è psicologico”.

Che cosa significa? “La motivazione che ha spinto una persona a quell’azione va reperita a livello psicologico”. Che strumenti abbiamo per decifrare questa realtà? “Intanto è molto opportuno non lanciarsi in ricostruzioni quando le indagini sono in alto mare. Questo rischia di produrre una vittimizzazione secondaria. È successo anche nell’omicidio di Sharon, con il fidanzato”.

"Dobbiamo dare ai ragazzi strumenti di consapevolezza”

“Uno degli elementi rilevanti – osserva la criminologa – è la capacità che questi ragazzi hanno di distinguere”. E queste ‘istruzioni’ devono essere trasmesse dalla famiglia? “Dalla famiglia, dalla scuola, da tutte le agenzie educative. Ci apprestiamo ad attraversare il mondo dell’intelligenza artificiale eppure sulle donne aumentano i femminicidi. Le persone regolano ancora i rapporti come nell’età della pietra. E pensiamo a un dato preoccupante: i ragazzi oggi con grande frequenza escono armati di coltello”. Una realtà emersa anche dopo l’omicidio del sedicenne a Bologna. Mentre “la sessualità anche tra giovanissimi diventa distorta. L’altro alla fine è uno strumento. Nelle violenze sessuali di gruppo leggiamo spesso espressioni, l’ha usata come una bambola. In questa grave immaturità affettiva, si oscilla tra ‘ti devo dire io cosa devi fare’ e i casi di aggressioni sessuali fatte per mostrare la propria potenza agli amici, il proprio machismo. Nulla a che vedere con la sessualità vera”.