Roma, 29 giugno 2024 - Ha rotto il tetto di cristallo, prima donna in cento anni a diventare presidente del Consiglio Nazionale Forense. Ma già da giovane avvocato Maria Masi, come presidente dell’Ordine di Nola, aveva quella convinzione che non l’ha mai lasciata: la violenza sulle donne è un’emergenza culturale “è stata e lo sarà”, scandisce al telefono con Qn.net.
Il lavoro delle avvocatesse contro la violenza
E parte da questa premessa per spiegare il lavoro delle avvocatesse in tutta Italia, “già la nostra legge professionale istituisce come obbligatori i comitati pari opportunità”.
Ma c’è di più nell’impegno delle legali, “una missione a fianco di altre donne. Poi naturalmente in chi si mette a fianco delle vittime ci sono anche tanti colleghi maschi, altrimenti sarebbe un problema”, scherza (ma non troppo).
Un circuito virtuoso
Ed è “un circuito virtuoso, come se ci fosse una lunga corda, un filo che unisce tutte – spiega l’avvocatessa Masi -. Unisce professioniste a difesa della tutela dei diritti delle donne, soprattutto quelle vittima di violenza non solo fisica”.
Che cosa chiede la rete di avvocatesse
La base di partenza, insiste Masi, dev’essere la competenza. “Vale per gli operatori del diritto, per chi deve decidere nel primo ascolto, per polizia e carabinieri ma anche per i medici che spesso accolgono le donne vittime di violenza domestica e devono avere gli strumenti per saperla riconoscere anche se non è dichiarata. E poi le risorse anche economiche, naturalmente”.
"Vi spiego qual è l’emergenza vera”
Ma dal suo osservatorio, dal lavoro di tanti anni, qual è la prima cosa da fare? “Bisogna entrare davvero nelle scuole – risponde Maria Masi -, non limitarsi agli incontri con gli studenti. È importante che si comprenda la necessità di introdurre questa educazione nei programmi scolastici. Per far comprendere che la violenza alle donne è la discriminazione nell’accezione più bassa. Come le molestie sul lavoro”.