Venerdì 7 Marzo 2025
STELA MEHMETI
QN X le Donne

Violenza sulle donne: serve un accesso alla giustizia più rapido ed efficace

Dall’1 gennaio al 22 dicembre 2024 registrati 300 omicidi, le vittime donne sono state 109, di cui 95 uccise in ambito familiare o affettivo. Bartoccetti (Telefono Donna): “La consapevolezza è il vero traguardo”

Stefania Bartoccetti

Stefania Bartoccetti

Roma, 8 marzo 2025 – Molte donne non sono consapevoli di essere vittime di violenza. Tante di loro non pensano di essere donne maltrattate e ritengono di vivere una fase di relazione complicata e difficile, anche se subiscono violenza. La consapevolezza “è il vero traguardo” e per tutelare le vittime occorre semplificare l’accesso alla giustizia. L’iter delle denunce e dei processi “è spesso troppo lungo” sostiene Stefania Bartoccetti, a capo di Telefono Donna, che ha messo a terra in Italia centri antiviolenza con volontarie e operatrici specializzate pronte a rispondere 24 ore su 24, case rifugio per le donne vittime di maltrattamenti e un servizio attivo di assistenti sociali, psicologhe, avvocate. Le donne vittime di violenza si trovano costrette a raccontare più volte quello che hanno subito e, in alcune occasioni, “sotto giudizio” sottolinea Bartoccetti. Dunque, è importante che la politica e la giustizia offrano misure di protezione immediate serie.

La consapevolezza "è il vero traguardo"

Alla vigilia dell’8 marzo è arrivato il via libera dal Consiglio dei ministri al disegno di legge per l’introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza sulle donne. Il femminicidio diventa così reato autonomo, punibile con l’ergastolo. L’esecutivo segna “un passo avanti” a tutela delle donne e chiama in gioco la giustizia. Il percorso per debellare la violenza necessita, però, di interventi strutturati e capillari in grado di agire su molteplici aspetti, dall’educazione affettiva nelle scuole alla dimensione domestica, attraverso azioni mirate a seconda del caso. Il primo passo per una donna vittima di violenza è diventare consapevole della circostanza che sta vivendo. Alla lunga, le donne che continuano a vivere “in quella dimensione” se ne convincono. Di conseguenza, rallentano le altre relazioni e rischiano di restare chiuse in un circolo vizioso. Una condizione che “porta sofferenza e non dà alla donna possibilità di avere una via di uscita” osserva Bartoccetti.

Gli interventi contro i maltrattamenti hanno tempi lunghi

Secondo il Ministero dell'Interno, dal 1° gennaio al 22 dicembre 2024, si sono registrati 300 omicidi, di cui 109 vittime donne; tra queste, 95 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, e 59 per mano del partner o ex partner. Le aree metropolitane sono caratterizzate da un numero alto di risorse e servizi, oltre che di richieste. Bartoccetti spiega che nelle metropoli come Milano si riescono a dare risposte rapide, al contrario delle zone più periferiche, dove i servizi dedicati e gli interventi contro i maltrattamenti “hanno tempi lunghi”. Le donne che vivono nelle grandi città si rivolgono più facilmente a un centro antiviolenza rispetto a chi vive nei piccoli centri, dove invece “tentano di nascondere il problema”. Inoltre, Telefono Donna ha avviato un progetto dedicato agli “orfani speciali”, ovvero i minori vittime di violenza, soprattutto assistita. Il numero complessivo di minori vittime di violenza assistita dal 2018 al 2022 è 3.592.

Occorre semplificare l’accesso alla giustizia

Aiutare le donne vittime di violenza significa promuovere una formazione continua per gli operatori, dare sostegno alle case rifugio e garantire così la possibilità di una protezione “seria”. Per le donne straniere occorre l’accesso a un permesso di soggiorno “precario”, oltre che il riconoscimento di servizi come la mediazione linguistica e la protezione legale. Molte di queste donne non conoscono la lingua, imparano in parte a scrivere attraverso i figli che vanno a scuola. Arrivano in Italia attraverso il ricongiungimento con il marito e “sono convinte che i loro diritti siano legati a vivere con il partner” spiega Bartoccetti.

Le donne vittime di violenza potrebbero partecipare alla costruzione di nuove politiche per la prevenzione. L’Italia ha “un buon” sistema legislativo, ma le leggi “non vengono applicate – avvisa –. Il taglio di alcune sentenze riducono le donne a una condizione di sofferenza infinita”. Occorre, quindi, attivare sostegni reali e restituire alla comunità, anche attraverso le scuole, l’educazione all’affettività. Questa è l’epoca delle “relazioni di consumo”, per i giovani “è tutto un discorso di business; è la partita del denaro che sovverte tutto” come si evince da alcuni testi musicali. Il senso dei percorsi nei centri antiviolenza può suggerire alla politica “come correggere il tiro sulle azioni per le misure di supporto” sottolinea Bartoccetti.