Novara, 22 gennaio 2024 – Un’omelia forte come un grido contro la violenza sulle donne. A pronunciarla il vescovo di Novara nel corso dell’omelia della festa di San Gaudenzio, patrono della città piemontese e della diocesi, una delle più vaste d’Italia, oltre 4.200 chilometri quadrati. Monsignor Franco Giulio Brambilla confida di aver maturato la sua riflessione nel giorno dell’omicidio di Giulia Cecchettin.
Le parole del vescovo di Novara sulle donne
“Non si può considerare la donna solo come madre o sposa, ma anzitutto per se stessa in quanto donna – sono state le parole del vescovo -. La dimensione femminile della vita e del mondo oggi è balzata al centro dell’attenzione proprio nel momento in cui assistiamo nella società contemporanea a tante forme tragiche e drammatiche di violazione delle donne. Qui voglio dar voce al grido di dolore e alla più intransigente condanna di tutte le forme di violenza sulle donne e sui bambini: in una società avanzata, come ci vantiamo di essere, questo dramma è assolutamente incomprensibile e domanda una lotta senza quartiere contro tale cancro della vita umana e della società civile. E’ un orribile delitto che non si può in alcun modo accettare!”.
Un pensiero per Giulia Cecchettin
Un’omelia che, come vuole la tradizione, assume il senso di un discorso alla città. Il Vescovo ha rivelato essere stata pensata il giorno dell’assassinio di Giulia Cecchettin, ed è stata interamente dedicata alla questione femminile. “Non si deve parlare - dice tra l’altro mons. Brambilla - de “la donna”, ma delle donne; bisogna riferirsi sempre al contesto pratico, non solo operativo, ma creativo; è decisivo introdurre i temi del confronto nella vita quotidiana della casa, della cura, della relazione, dei sentimenti, dell’empatia, dei progetti, dell’educazione, del lavoro, della festa, del riposo, per accorgersi di quali scenari nuovi si dischiudono davanti a noi”.
Il vescovo sottolinea come “le forme organizzative e decisionali nella Chiesa e nella società (ministeri, consigli, servizi e rappresentanze, ecc.) sono tutte fortemente presidiate dal maschile, quando la presenza delle donne non sia sentita con fastidio e in concessione decorativa, senza effettivamente beneficiare delle azioni, decisioni e operazioni proprie della capacità femminile di potere e di fedelta’”.
E ha concluso: “Abbiamo bisogno di più uomini e padri nell’educazione per far crescere la vita in formato grande e di più donne e madri nella vita sociale perché la società sia di più luogo della cura e dell’accudimento dell’umano e meno spazio della competizione e del mercato. Se diamo più spazio alle donne, saremo più umani e sarà giunta finalmente l’ora della donna”.