Roma, 15 gennaio 20254 - Violenze sessuali nel Metaverso? Una settimana fa il Daily Mail ha scritto che la polizia sta indagando sulla denuncia di una minorenne per stupro ‘virtuale’. In altre parole: l’Avatar della ragazzina sarebbe stato accerchiato e poi violentato da Avatar maschili. Nel maggio 2022 la stessa esperienza choc era stata denunciata da una ricercatrice di SumOfUs. Ma in Italia cosa è documentato? “Sono psicologo, ho girato più di 500 scuole. Per ora, da quanto ho potuto verificare nel nostro Paese, non si sono mai verificati episodi di questo genere. Almeno: non mi risultano ancora denunce”.
Lo spiega Andrea Bilotto, presidente dell’associazione italiana di prevenzione al cyberbullismo e al sexting. "Su questo sì – aggiunge – le segnalazioni sono continue”.
Quindi un quadro non così rassicurante, alla fine.
“Direi proprio di no. Un po’ come l’Intelligenza artificiale nell’ultimo anno ha avuto un grande boom, mi chiedo cosa diventerà il Metaverso quando sarà molto più utilizzato di oggi. E nessuno si è mai posto il problema della prevenzione e della tutela legale”.
E come si affrontano i reati nel Metaverso? Ad esempio quelli legati alle donne?
“Tra violenza fisica e virtuale non ci sono differenze”.
L’impatto psicologico può avere conseguenze gravi?
“Sì, a livello emotivo è come aver subito uno stupro nella realtà. L’impatto emotivo è davvero molto forte. Tornando alla ragazza inglese: è stato osservato che poteva scollegarsi, lei invece non sarebbe uscita subito. Ma, ritengo, ha agito così perché non immaginava una cosa del genere, si è davvero impreparati”.
E allora come ci si può attrezzare? Quali sono le regole di comportamento da seguire?
“Intanto le famiglie devono sapere che c’è un riferimento importante, la tutela della polizia postale. Anche perché nel Metaverso non esiste anonimato, l’Avatar è identificabile con un Id. Quella dimensione per fortuna è tracciata. C’è una tutela, da questo punto di vista. Ma le persone non sanno come rivolgersi alla polizia postale, questa è la cosa che ci preoccupa di più”.
La violenza di genere che si consuma sulla Rete: qual è la fotografia del suo osservatorio?
“Noi siamo specializzati nel contrasto a cyberbullismo e sexting, l’invio di foto intime. In questo secondo caso, non c’è violenza finché la persona non denuncia il reato. E questo è il punto dolente”.
In che senso?
“Mi è capitato di parlare con genitori che consideravano più importante che i figli diventassero famosi”.
Drammatico.
“Drammatico sì. Ho appena scritto un libro su OnlyFans, fenomeno in aumento. Sappiamo purtroppo che accedono anche minorenni. Mandano foto e video per guadagno, senza pensare alle conseguenze. Siamo di fronte a un fenomeno molto grave, i giovani non si rendono conto del pericolo a livello di reputazione, immagine, conseguenze. E questo spesso ha radici nei genitori. Creano addirittura gli account ai figli. E davanti a questo siamo davvero in difficoltà. Disarmati, non sappiamo come agire”.