C’è chi ancora fa i conti con il suo monologo a Sanremo 2020 quando, con le lacrime agli occhi raccontò della madre, morta quando lei aveva 5 anni, e della sua infanzia in orfanotrofio per poi lanciare un appello da quel palco compito: “Lasciateci essere ciò che vogliamo”. C’è chi la conosce per i suoi commenti pungenti e analisi politiche puntuali quanto scomode. Due tasselli, apparentemente diversi, dello stesso mosaico che è Rula Jebreal. Giornalista pluripremiata e attivista risoluta. Lei è l’ospite di Agnese Pini, direttrice di Qn, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino e Luce!, per il podcast “Qn X le donne”.
Un’intervista piena di spunti che spazia dal tema dell’immigrazione alla guerra, dalle prossime elezioni americane all’attuale quadro politico europeo, dal ruolo del giornalismo ai diritti delle donne. Questioni che Jebreal riesce a trattare con semplicità e padronanza. Nata ad Haifa, in Israele, cresciuta a Gerusalemme, è arrivata in Italia nel ’91 e oggi vive a New York.
Ed è proprio da questo periodo americano che inizia l’intervista. Entrando, non proprio in punta di piedi, nel dibattito sulle elezioni e sul presidente Biden. "Ha perso il dibattito non perché le idee di Trump fossero migliori, ma perché è apparso senile, confuso. È stato doloroso vederlo in quel modo – risponde Jebreal – Agli occhi degli americani ci sono vari fallimenti: il partito democratico che dà per scontato il supporto popolare; l’establishment del giornalismo che ha fallito nel raccontare lo stato di Biden, ha sottovalutato in passato il pericolo di Trump e sta facendo lo stesso errore oggi. Il 77% dei democratici non vuole Biden perché negli ultimi otto mesi la sua politica è stata scollegata dalla base: pensiamo al suo supporto incondizionato ad armare Israele nonostante stia commettendo crimini di guerra”.
A proposito di quello che da mesi ormai sta accadendo a Gaza, Jebreal tira fuori un sentimento che dovrebbe far riflettere. "La risposta israeliana al 7 ottobre per me era molto chiara – aggiunge – Quando il presidente di Israele ha detto che tutto il popolo è colpevole, per me era chiaro cosa sarebbe accaduto: che un bambino e un anziano di Gaza sarebbero stati messi sullo stesso piano di Hamas. L’Europa e l’America sono paralizzati. Si continua a giudicare Israele non per quello che sta facendo oggi, ma per quello che gli ebrei hanno subito durante la seconda guerra mondiale. Ma sono due cose completamente separate".
E nel vorticoso valzer di nomi di presunte valide alternative a Biden, che sta tenendo banco nelle ultime settimane, la giornalista ha le idee chiare. “Io ho una predilezione per la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer – confida – ha governato in modo straordinario, ma soprattutto ha badato alle esigenze del ceto medio, il ceto povero. È la dimostrazione che quando la sinistra si comporta da sinistra, cioè mette al centro i bisogni delle persone più vulnerabili, vince. Quando fallisce in questo, vince la destra”.
Lo sa bene l’Europa, che oggi deve fare i conti con la sua anima più estremista. Un’ Europa diversa da quella che Rula 17enne ricorda. "Uscita dalla Seconda guerra mondiale ha creato istituzioni culturali, sociali, morali, civiche. Quell’Europa lì si è addormentata e si è risvegliata com’è ora, con una serie di partiti reazionari che hanno pensato bene di flirtare con le dittature come risposta alla crisi. Quindi cosa penso? Che dobbiamo tutti noi combattere per una democrazia trasparente e libera e pulita”. Per farlo non si può certo pensare di escludere le donne dalle stanze del potere.