Parità di genere certificata, donne nei ruoli chiave dell’azienda, un’attenzione costante al linguaggio per evitare antipatici stereotipi e una campagna di comunicazione per dire no alla violenza sulle donne. A partire da quella economica. Una piaga subdola, nascosta, sotto traccia, e che spesso non viene nemmeno percepita come tale. Emil Banca utilizza sempre un linguaggio inclusivo e non discriminante in tutte le forme di comunicazione e in tutti i mezzi usando in modo simmetrico la lingua per riconoscere pari dignità a uomini, donne e a persone che si identificano in altro genere. Da diversi anni, Emil Banca, anche in collaborazione con importanti realtà attive sul territorio, si impegna a combattere la violenza sulle donne e a promuovere la parità di genere attraverso attività ‘interne’, ‘esterne’ e con il coinvolgimento in queste iniziative di tutti gli stakeholder, a cominiare dai propri 730 dipendenti. Un’attività considerata necessaria, visto i numeri del fenomeno. Le statistiche, infatti, dicono che nel mondo una donna su tre ha subito violenza. Dati confermati anche dai report dell’Istat del 7 aprile scorso che attestano, in Italia, una soglia superiore al 31 per cento per quanto riguarda le donne che hanno subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita.
Il report ‘Violenza sulle donne’ del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, aggiornato allo scorso 8 marzo, evidenzia numeri allarmanti: 6.062 vittime di violenza sessuale nel 2023, di cui il 91% donne. Drammatiche le stime sugli omicidi di genere (i cosiddetti femminicidi, ndr): l’84,1% dei casi coinvolgono le donne con oltre 100 vittime all’anno. Una su due, per quanto concerne le decine di migliaia di donne che ogni anno si rivolgono ai centri antiviolenza secondo l’Istat, ha denunciato di subire violenza economia.
In Italia il 91,3% degli uomini possiede un conto corrente personale mentre per le donne la percentuale si abbassa al 79%. Anche lo studio ‘Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica’, pubblicato nel novembre scorso dall’organizzazione indipendente WeWorld impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario, dimostra come la violenza economica di genere sia altrettanto diffusa della violenza fisica o sessuale. Un tema che fatica ad imporsi nell’opinione pubblica.
Realizzato con Ipsos, e diffuso in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 2023, il rapporto fotografa una situazione in continuo peggioramento. Il 49% delle donne intervistate dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, percentuale che sale al 67% tra le donne divorziate o separate. Più di una donna separata o divorziata su quattro (28%) dice di aver subito decisioni finanziarie prese dal partner senza essere stata consultata prima. Nonostante questo quadro desolante, la violenza economica è però considerata "molto grave" solo dal 59% degli italiani. A peggiorare la situazione, la presenza di forti stereotipi di genere che ancora permeano la nostra società. Più di un italiano su quattro (27%), infatti, pensa che la violenza dovrebbe essere affrontata all’interno della coppia mentre il 15% ha l’idea di una criticità frutto di comportamenti provocatori delle donne. Per non parlare del 16% degli uomini, contro il 6% delle donne, che ritiene giusto il ruolo di comando maschile tra le mura domestiche.