Roma, 6 dicembre 2023 – Maria Teresa Bellucci, classe 1972, deputata di FdI, è viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali. Laureata in Psicologia clinica e di comunità alla Sapienza di Roma, dal 2021 è stata nominata esperta in materia di tutela dei minori della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale della Curia romana.
È stata presidente nazionale di Modavi Onlus e membro del coordinamento nazionale del Forum del Terzo Settore.
Oltre 44mila lavoratrici nel 2022 si sono dimesse perché non riescono a conciliare lavoro e cura dei figli. Come intervenire per invertire la rotta?
"Questo dato è drammatico – avvisa la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci – ma, purtroppo, non ci sorprende, anche perché sono riferiti a prima dell’arrivo del nostro governo. È il motivo per cui il presidente Meloni ha posto, fin dall’insediamento del nostro esecutivo, in cima alle priorità il tema della natalità e, quindi, della conciliazione lavoro-famiglia, con particolare riguardo alle donne. Paghiamo lo scotto di decenni in cui il tema del sostegno alla natalità è stato totalmente rimosso, così come lo è stato l’aiuto alle famiglie".
Come vi siete mossi per affrontare l’espulsione delle mamme dal mercato del lavoro?
"Con la nostra prima legge di bilancio abbiamo approvato un pacchetto di provvedimenti, da oltre due miliardi e mezzo di euro, che includeva incentivi alle assunzioni femminili e sgravi contributivi, soprattutto per il Mezzogiorno, ma anche misure per il sostegno e la valorizzazione della famiglia. Stiamo proseguendo nella direzione con la manovra per il 2024, sebbene, come tutti sanno, le risorse a disposizione siano poche. Cito, per esempio, la nuova maxi-decontribuzione, 130%, per le lavoratrici madri con almeno due figli che debutterà a gennaio 2024".
Il governo ha tra le priorità il contrasto dell’inverno demografico: come sostenere la natalità senza penalizzare le donne?
"Dobbiamo lavorare innanzitutto per alimentare un cambiamento culturale, la famiglia come risorsa indispensabile per uno Stato sociale giusto. E per farlo servono misure di sostegno al lavoro, per le assunzioni, per la conciliazione della vita familiare oltre a un fisco a misura di famiglia. Ma non solo: occorre supportare le famiglie anche con azioni socioeducative per intercettare situazioni di potenziale disagio. Sono fortemente convinta, grazie alla mia esperienza di psicologa e psicoterapeuta che, senza un livello adeguato di benessere psicofisico, personale e familiare, non si può avere fiducia nel futuro".
C’è anche tutto il versante critico dei servizi per l’infanzia.
"Oltre alle misure per la promozione del lavoro femminile, occorre consolidare un’infrastruttura di servizi sociali. Penso al contributo dei nonni e in generale delle persone anziane: rilanciare il dialogo intergenerazionale significa ricostruire le fondamenta della comunità".
In questo quadro c’è la carenza degli asili nido. Il governo assicura che il piano per crearli sarà finanziato anche senza il Pnrr: con quale obiettivo?
"Gli asili nido rappresentano un presupposto per sostenere le famiglie e, quindi, le nostre politiche contro la denatalità. Questo non può essere oggetto di dibattito. Il ministro Fitto ha chiarito in Parlamento che, pur in un quadro complesso, l’obiettivo del governo è evitare interventi che possano portare alla revoca del finanziamento per il mancato raggiungimento dei target Pnrr. È fondamentale mettere in sicurezza la quota complessiva dei posti, e, pure se in un modo diverso, siamo certi di garantire questo risultato".
Come far crescere, più in generale, il tasso di occupazione femminile in Italia?
"Dal mercato del lavoro negli ultimi mesi sono arrivati risultati record e, sebbene ancora lontani dalla media europea, è cresciuta anche l’occupazione femminile in termini assoluti, così come nel tasso di occupazione. Il nostro obiettivo è che nessuna donna debba più sentirsi costretta a rinunciare alla propria realizzazione lavorativa e personale. L’azione del governo va vista in prospettiva, così come l’impatto sulla vita concreta delle persone, ci vogliono tutti e cinque gli anni di legislatura per un cambiamento palpabile e definitivo. Ne va del nostro domani. Non dimentichiamo mai che se l’occupazione femminile fosse in linea con la strategia di Lisbona potremmo contare su almeno il 7% di Pil in più".