La civiltà di un paese si misura da quanto le donne sono libere, sicure e considerate per i loro meriti e talenti alla pari degli uomini. Purtroppo siamo lontani da un traguardo del genere, questa è una battaglia che ancora non abbiamo vinto. Ma è questo che vogliamo e dobbiamo fare.
È con questa convinzione che anche questo anno riproponiamo la Toscana delle Donne, col suo calendario fittissimo di eventi, ma soprattutto con una grandissima ambizione. Prima ancora di una manifestazione questa è una grande occasione per ritrovare tutti coloro che – donne ma anche uomini – questa battaglia vogliono sostenerla e vincerla nell’interesse della società nel suo complesso.
Sono questi i giorni in cui possiamo fare il punto su quanto siamo riusciti a fare, ma anche su quanto potremo fare, confrontandoci su idee, esperienze, progetti. I giorni, ancora, in cui possiamo attivare la forza della partecipazione, indirizzandola verso grandi obiettivi.
Quello della Toscana delle Donne è un progetto che riguarda l’intero governo regionale, non c’è assessorato o direzione che non sia investito da un percorso che intende plasmare ogni nostra decisione, azione, opportunità. È un impegno, questo, che abbiamo preso all’inizio della legislatura: e credo che, tra le cose che di questa legislatura rimarranno, lasciando il segno, ci sarà proprio questo nostro lavoro sulla parità di genere, sul contrasto alla violenza, sui diritti delle donne.
Non a caso proprio in questi mesi stiamo lavorando alla predisposizione di una legge quadro che coordini, metta insieme e dia ulteriore slancio a questo nostro impegno.
Tra le tantissime iniziative di questa terza edizione della Toscana delle Donne, c’è anche la mostra che inaugureremo al Teatro del Maggio di un’artista di caratura internazionale quale Sophie Dickens. Mi piace segnalarla perché tra le opere ci sarà un Cavaliere con il suo cavallo rosso fuoco. Si tratta di un’opera che rimanda indubbiamente alla guerra e agli orrori che in questi tempi segnano il nostro pianeta. Ma nel movimento di quel cavallo, che sembra librarsi in cielo, vedo la speranza che non viene meno, anzi la speranza che si fa azione, con determinazione e coraggio: "la voglia di liberarsi dalle catene, per correre, gonfiando i polmoni, nella libertà", come leggo nel bellissimo catalogo.
Mi piace pensare che questo si riferisca anche alla battaglia per i diritti delle donne; e mi piace pensare che in quest’opera tutto – compreso il colore - richiami il simbolo stesso della Regione Toscana, ovvero il Pegaso: quel cavallo alato che, dal tempo della Liberazione dal nazifascismo, rappresenta per noi libertà e speranza nell’avvenire.
La Toscana è terra da sempre all’avanguardia sul terreno dei diritti, la terra dove primi al mondo si è cancellato dagli ordinamenti la pena di morte. Sono convinto che anche in questa battaglia sapremo essere protagonisti.
*Presidente della Regione Toscana