
La medicina di genere può salvare la vita alle donne
La salute delle donne ha un valore che va oltre la sfera personale, genera benessere all’intera società. Lo sostengono gli esperti e di questo si è perlato nell’incontro 'Le donne verso un cuore consapevole', organizzato nella sede milanese dell'Unione femminile nazionale.
Uomini e donne sono diversi, questo si sa. Ma non sempre si è consapevoli che le differenze incidono anche sulla prevenzione delle malattie. Dai sintomi dell’infarto – che non siamo abituate a riconoscere perché per anni si è parlato solo dei segnali al maschile – ai fattori di rischio delle donne. Ecco perché la medicina di genere può salvarci la vita.
Medicina di genere: diagnosi tempestive e cure migliori
"L'adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi più tempestive e percorsi terapeutici adeguati, per migliorare l'appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa di vita in buona salute”, spiega Elena Ortona, direttrice del Centro medicina di genere dell'Istituto superiore di sanità.
"Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e di cura – continua – è necessario per promuovere l'equità e l'appropriatezza degli interventi contribuendo a rafforzare la 'centralità della persona' e ad applicare una medicina personalizzata".
Gli studi clinici non tengono conto delle donne
Ancora oggi la ricerca preclinica e clinica, è emerso dall'incontro, non tiene conto delle differenze di sesso e genere e le donne sono ancora sottorappresentate nelle diverse fasi degli studi clinici, non permettendo l'individuazione di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura appropriati e specifici per entrambi i sessi.
Esempio paradigmatico delle differenze di sesso e genere sono le malattie cardiovascolari che sono classicamente considerate un problema maschile, ma di fatto sono la principale causa di morte delle donne. Alla base di questa evidenza ci sono diverse cause, quali la diversa sintomatologia – 1 paziente donna su 3 presenta sintomi atipici – la sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne, che porta a ritardi nella diagnosi e presa in carico, minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con conseguente maggiore probabilità di eventi avversi.
“Il benessere delle donne fa crescere il Pil e la società”
"Lo stato di salute e il benessere delle donne - afferma Irene Gianotto, consulente di The European House Ambrosetti - deve diventare un parametro cruciale per misurare il benessere complessivo della società. Migliorare la salute femminile significa da un lato sostenere la crescita economica di ogni Paese favorendo livelli più elevati di istruzione e partecipazione alla forza lavoro delle donne, dall'altro generare benefici intergenerazionali sia sanitari che sociali".
A livello globale, lo dimostra una "correlazione positiva tra Pil pro capite e stato di salute femminile”, continua. E ancora: “Investire nella medicina di genere non genera benefici solo per la salute delle donne. Integrando le differenze biologiche e sociali in prevenzione, diagnosi e trattamento, questo approccio garantisce cure più appropriate per tutti, con benefici anche per gli uomini e altri gruppi quali anziani, bambini, transgender. Non dimentichiamoci, infine, che nel 70-80% dei casi la salute familiare è gestita dalle donne. La salute delle d onne, in molti casi, è anche quella delle famiglie di cui fanno parte".
Il digitale è dalla parte delle donne?
Il digitale sta rivoluzionando la cardiologia preventiva, i progressi della telemedicina, dell'intelligenza artificiale e dei dispositivi indossabili, "in teoria permettono una gestione più efficiente del rischio cardiovascolare e una maggiore aderenza terapeutica, con benefici per i pazienti che così assumono un ruolo attivo nella gestione della propria patologia e del regime terapeutico, e con un risparmio per il Servizio sanitario nazionale", sottolinea Enrico Caiani, Politecnico Milano Irccs Istituto Auxologico italiano. In questo contesto, particolare importanza assume la comunicazione tra medico e paziente.
"L'aspetto psicologico gioca un ruolo fondamentale nel rischio cardiovascolare femminile – evidenzia Alessandra Gorini, psicoterapeuta e professoressa di psicologia dell'Università di Milano – la scarsa consapevolezza delle donne del proprio rischio cardiovascolare è influenzata da bias cognitivi, fattori emotivi e variabili socio-culturali. La percezione del rischio, infatti, è spesso determinata da un insieme di fattori ed esperienze personali, piuttosto che da dati oggettivi. Migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente, anche con l'ausilio di soluzioni tecnologiche, può dunque promuovere un cambiamento psico-comportamentale che risulti in una prevenzione cardiovascolare più efficace e consapevole".