Mercoledì 25 Dicembre 2024

“Femminicidio di massa in Israele il 7 ottobre”: l’appello contro la violenza di Hamas sulle donne

La raccolta firme è partita da Milano. Chiede la condanna di “un piano studiato per oltraggiare”, documentato dalle testimonianze choc e dall’ultima inchiesta giornalistica del New York Times

Roma, 2 gennaio 2023 – Un appello delle donne contro la violenza di genere, messa in atto da Hamas il 7 ottobre in Israele. Abbiamo ancora nel cuore le parole choc di Mia Shem, tra gli ostaggi liberati che hanno raccontato l’inferno. Ed ecco che, partendo da queste testimonianze, parte un appello.

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“Il femminicidio del 7 ottobre deve essere dichiarato femminicidio di massa e gli autori devono essere condannati per tale reato. Qualsiasi opinione abbiate sul conflitto, qui non si tratta di prendere una posizione politica. Si tratta di sottoscrivere che ci opponiamo sempre, in ogni caso, alla violenza di genere. Le violenze di Hamas non sono stati eventi isolati, ma un piano studiato per oltraggiare le donne. Chiunque condanni la violenza di genere non può rimanere indifferente, o girare la testa dall’altra parte”.

Il momento del rilascio di Mia Shem (Ansa)
Il momento del rilascio di Mia Shem (Ansa)

Non si può restare in silenzio, è l’appello che parte anche dall’Italia. Da Milano, per l’esattezza. A promuoverlo donne di cultura, dalla registra teatrale Andrèe Ruth Shammah alla ginecologa paladina dei diritti delle donne Alessandra Kustermann, che nel capoluogo lombardo per decenni si è occupata proprio di vittime di violenze e molestie con il centro antiviolenza Svsed (Soccorso Violenza sessuale e domestica) della clinica Mangiagalli-Policlinico; dalla giornalista Silvia Grilli ad Anita Friedman, ideatrice con il marito Stefano Parisi dell’associazione ‘Setteottobre’. E fra le firmatarie anche Manuela Ulivi, presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano.

Pochi giorni fa l’ultimo crudo resoconto di stupri e mutilazioni era emerso da testimonianze e documenti al centro di un’inchiesta del ‘New York Times’. Parole e immagini dolorose, che hanno riaperto una ferita mai rimarginata. Così ieri, primo giorno dell’anno, è partito il tam tam: l’appello ha cominciato a circolare, raccogliendo 500 firme nelle sue prime ore di vita (ecco il link https://forms.gle/wi4uZrb49uebrERE8).

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Cosa c’è scritto nell’appello

“Il 7 ottobre - si legge nel testo - le donne non sono state uccise come gli altri civili durante l’attacco di Hamas a Israele. Sono state sottoposte a violenze di gruppo”, e si ricordano alcune delle atrocità emerse (bacini frantumati, gambe divelte, “seni asportati e usati per giocare a pallone”). Ancora: le donne “sono state esibite nude sulle strade. I militanti di Hamas hanno urinato sui loro corpi”. Le hanno “decapitate, bruciate, smembrate”.

“Il mondo non ha voluto credere all’orrore - osservano le autrici dell’appello -. Poche voci si sono alzate per denunciare la violenza di genere, nonostante i filmati degli interrogatori in cui i terroristi ammettevano di aver voluto violentare le donne per sporcarle, nonostante le testimonianze raccolte dalla polizia, nonostante i racconti dei sopravvissuti. Nonostante, da ultima, l’inchiesta del quotidiano New York Times che conferma l’orrore a cui sono state sottoposte le israeliane”. Da qui l’invito: “Se credi che la vita di ogni donna abbia un valore, unisciti a noi in quest’appello per affermare che nessuno stupro debba essere legittimato, chiunque ne sia l’autore. Non si può restare in silenzio. Lo dobbiamo alla memoria di tutte le nostre sorelle, anche quelle israeliane”.