Roma, 3 agosto 2024 - Da Giulia Cecchettin a Lorena Quaranta: nei femminicidi un presunto ‘complesso d’inferiorità’ spesso sembra armare la mano del fidanzato-killer. Anche se per la dottoressa di Favara (Agrigento) ha fatto soprattutto discutere la sentenza della Cassazione, che ha annullato l’ergastolo all’assassino (con rinvio) per “stress da lockdown”. Nei messaggi ritrovati dal padre della 27enne, Enzo, la futura dottoressa scriveva fra l’altro al fidanzato: “Mi riempi tanto la testa con il fatto che vuoi essere all’altezza e fare un lavoro vicino al mio (...)”.
“Questo atteggiamento maschile fa parte degli impliciti, potremmo chiamarli cripto-tipi. Riusciamo a vedere quanto ricorrono ma non ci sono studi specifici, come accade invece per la pesantezza delle pene in base al genere della corte”. L’analisi è di Anna Lorenzetti, docente all’università di Bergamo e membro dell’Osservatorio del ministero della Giustizia sulla violenza di genere.
A questo link il lavoro dell’Osservatorio ministeriale
"Sicuramente – osserva la docente – è uno degli elementi che viene rilevato, come filone tematico, come il tradimento o la delusione. Si ricollega all’acquisizione di una sorta di indipendenza e di autonomia, anche di natura economica, della partner, che viene vissuto come uno smacco. Tema interessante”.
Possiamo parlare di un comportamento in crescita? “Come ipotesi è plausibile, anche se non mi risulta che esistano studi specifici in materia. Sicuramente va in parallelo con l’evoluzione sociale, dei costumi. Una delle spiegazioni della violenza maschile è anche questa: con la messa in discussione del patriarcato, gli uomini cercano di mantenere la presa sulla relazione. Quando la donna ne esce per tante ragioni, anche di carriera, si innesca la violenza”.