Martedì 5 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
QN X le Donne

Donne in Vaticano, “il nostro impegno contro la violenza e il maschilismo”

Adriana Masotti, giornalista, componente dell’associazione nata a fine 2016: “Nella chiesa si riflettono gli stessi problemi della società”. Liliana Ocmin, sindacalista (e mamma): “Questa battaglia si vince solo insieme agli uomini”

Roma, 17 aprile 2024 – Donne in Vaticano: l’associazione tutta al femminile nata a fine 2016 oggi pomeriggio in un convegno affronta anche il tema della violenza e propone un percorso.

“Donne e uomini insieme contro abusi e violenza. In cammino verso una cultura nuova", è il titolo dell’incontro. Tra le voci anche quella di Andrea Bernetti, presidente del centro Prima, che cura gli uomini maltrattanti.

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Quante sono le donne in Vaticano

Nel 2023, aveva calcolato un’inchiesta di Vatican news, erano 1.165 le dipendenti in Vaticano.  Una crescita notevole sotto il pontificato di Francesco, agli esordi di Bergoglio, infatti, si parlava di 846 donne. E sono cresciute anche quelle che ricoprono ruoli dirigenziali.

L’analisi di Adriana Masotti

Adriana Masotti, giornalista, componente dell’associazione Donne in Vaticano, è diretta: “Come nella società, anche nella Chiesa c’è una mentalità maschilista che pesa. I posti apicali sono per lo più occupati da uomini, c’è ancora una predominanza non solo tra i religiosi ma anche tra i laici. E c’è questa clericalizzazione di cui papa Francesco parla tanto. Ma la Chiesa è il popolo di Dio, fatta di laici, religiosi e consacrati. Lo diceva già il Concilio Vaticano II ma questo obiettivo non è ancora pienamente realizzato”.  E sugli obiettivi chiarisce: “La nostra associazione non ha mai voluto avere un atteggiamento rivendicativo, per noi è importante esserci, far sapere che ci siamo. Le cose cambiano molto lentamente ma il messaggio che vogliamo dare è anche un altro: non possiamo andare avanti da sole, questa battaglia va fatta assieme agli uomini”.

Le parole della sindacalista-mamma

E su questo stesso concetto di strada condivisa insiste anche Liliana Ocmin, sindacalista della Cisl nel Cda dell’Oil, l’Organizzazione internazionale del lavoro. Dunque lo spazio dove si studiano le leggi a tutela anche della differenza di genere. Ocmin, madre di 3 figli, annota subito: “La seconda causa di povertà delle famiglie in Italia è proprio una nascita di un figlio, dopo la perdita del lavoro in un nucleo monoreddito. Anche con questo si spiega l'inverno demografico che stiamo vivendo. Ancora oggi in Italia la donna alla nascita di un figlio è messa di fronte a un bivio, deve scegliere tra carriera e famiglia”. Per cambiare è strategica l'alleanza tra uomini e donne, “che deve essere valorizzata, perché si vince insieme – insiste Ocmin –. Occorre la complementarietà, non è una battaglia degli uni contro gli altri, nemmeno delle donne che hanno figli contro quelle che non li hanno. Qui bisogna lavorare insieme, riconoscendo che la maternità in Italia è diventata una scelta molto dolorosa”.

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