Caltagirone (Catania), 7 ottobre 2024 - Il karate per guarire anche da quello che non si riesce a raccontare. L’autodifesa per ritrovare il filo della storia. Suor Chiara, superiora delle Sorelle Minori della Misericordia di Caltagirone (Catania), ha aiutato anche così le donne vittime di tratta. Un percorso complesso e doloroso, il lieto fine non è garantito. Ma la fede è incrollabile. Abbiamo raggiunto suor Chiara al telefono.
Suor Chiara, la bimba che non parlava e il karate
Il convento siciliano accoglie donne vittime di tratta, un percorso iniziato nel 2017. Arrivano soprattutto dalla Nigeria. Come quella mamma – che oggi vive altrove – con la sua figlioletta di 6 anni. Racconta suor Chiara: “Quella bambina non parlava, si rifiutava di comunicare, ogni tipo di approccio era un fallimento. Una notte mi sono chiesta, Signore, come possiamo aiutarla? E mi è venuto in mente lo sport. Avevo conosciuto una bravissima maestra di karate, che adesso è anche una nostra volontaria, ci aiuta per la missione e la mensa dei poveri. Ester Gemma, campionessa europea e mondiale nella disciplina Kata. Avevo capito che nell’imparare questa disciplina si fa anche psicomotricità. Così la bimba ha cominciato a frequentare la palestra, dopo due mesi ha iniziato a parlare. È stato bellissimo. Noi viviamo di provvidenza, queste lezioni gratuite sono davvero un dono”.
Le donne schiave
Suor Chiara, 44 anni, sa benissimo che in tutte le storie non c’è il lieto fine. Alcune si chiudono bene, altre in maniera molto drammatica, altre ancora lasciano nel dubbio, perché le protagoniste spariscono. C’è la schiavitù fisica ma spesso anche quella mentale dei riti voodoo, della magia nera. Ma suor Chiara è incrollabile: “Ogni giorno il Signore c’insegna cose nuove, trasforma il cuore di pietra in un cuore di carne. Anche le vie in apparenza più assurde ci portano alla salvezza. Lui trova sempre una strada, anche quando sembra che non ci sia”.