Martedì 16 Luglio 2024
Barbara Berti
QN X le Donne

Papà Gino Cecchettin: “La mia Giulia, un esempio"

La video intervista a “QN per le donne” sul libro dedicato alla figlia uccisa. “La cultura patriarcale può essere superata, ma solo attraverso il dialogo"

“Cara Giulia è il motivo per cui mi alzo ogni mattina e cerco di comunicare con lei”. A dirlo è Gino Cecchettin, il padre di Giulia uccisa a soli 22 anni, nel novembre 2023, da chi sosteneva di amarla, nella video intervista a ‘QN X LE DONNE’ con la direttrice di Quotidiano Nazionale, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno e Luce! Agnese Pini.

Una tragedia che il padre sta cercando di metabolizzare anche attraverso il libro, scritto con Marco Franzoso, uscito a marzo scorso per Rizzoli e intitolato, appunto, Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia. Una vera e propria lettera d’amore per la giovane. "Cara Giulia è l’essenza del libro, io ci ho creduto fin da subito” spiega Cecchettin che in queste 160 pagine, tra dolore e amore, fa emergere la personalità della figlia, ciò in cui credeva ma anche quali mezzi si possano mettere in campo per cercare di cambiare una cultura patriarcale e fermare il dramma dei femminicidi che ogni anno fa segnare numeri altissimi.

Proprio per quello che rappresentava Giulia, suo padre ha deciso di interrogarsi sugli esiti più efferati di una cultura che non contempla il no da parte di una donna e di mettere ‘nero su bianco’ quanto sua figlia gli ha trasmesso. "Giulia mi ha insegnato a lasciar andare le cose negative, lei vedeva tutto con un’accezione positiva” spiega Cecchettin nell’intervista con Pini, descrivendo la ragazza come la figlia ideale che studiava, disegnava e faceva progetti per il futuro. Una giovane donna solare e sorridente, come è ritratta nella copertina del volume, e proprio quel sorriso è diventato il simbolo di una battaglia coraggiosa.

“Più che di battaglia parlerei di percorso – dice Cecchettin – La battaglia richiama la violenza ma è con la non violenza che si devono affrontare temi come il patriarcato. È nel dialogo che si ottengono risposte". L’azione non violenta si porta avanti anche prendendo come esempio coloro che hanno atteggiamenti disponibili verso il prossimo, cosa che intende fare la Fondazione, nel nome di Giulia, che nascerà formalmente a ottobre. “Aiuteremo le vittime di violenza, daremo borse di studio alle studentesse e faremo formazione soprattutto tra i giovani per insegnare la parità dei sessi”, continua Cecchettin, che se potesse parlare alla figlia non ha dubbi su cosa le direbbe: “Ti voglio bene Giulia. Da non credente sono convinto che lei viva dentro di me, penso mi ascolti”.

“La maggior parte della gente – aggiunge – la percepisce in base alle narrazioni dei media, ma sono convinto che sia riuscita a comunicare con tutti, perché parlava con gli occhi. Credo che oggi resti in tutti quell’immagine di ragazza candida, pulita e amorevole". E sono proprio i sorrisi, gli abbracci, i momenti di vita quotidiana i ricordi più vivi che Cecchettin custodisce dentro di sé. “Sono stato padre in tre modi diversi: la prima fase, quella dell’incoscienza, dove si danno per scontate tante cose. Poi quando è morta mia moglie Monica sono diventato l’unico genitore. Mi sentivo inadeguato e pensavo: cosa le avrebbe detto o cosa avrebbe fatto la mamma? Poi sono diventato un padre senza figlia e cerco disperatamente di fare tesoro dei momenti vissuti insieme e ho rimorsi per non aver capitalizzato il tempo prima” confessa Cecchettin che, essendo ottimista di natura fa tesoro delle esperienze passate: “Non mi faccio mancare il tempo per i miei altri due figli, Elena e Davide”.