di Eva Desiderio
Un viaggio a ritroso dagli anni Ottanta al dopoguerra, come un percorso creativo alla rovescia, inedito per l’allestimento di una mostra sulla storia della moda e per questo molto interessante. È l’excursus sulla personalità e il genio modernissimo e colto di Germana Marucelli, stilista e sarta d’alta moda nata a Settignano (Firenze) nel 1905 e scomparsa a Milano nell’83, città dove aveva trasferito il suo atelier trasformandolo in un salotto letterario e artistico di livello altissimo frequentato dai pittori dell’avanguardia e da poeti come Montale e Ungaretti. Fernanda Pivano la ribattezzò per questo ’la sarta intellettuale’. ’Germana Marucelli, la pioniera che inventò il Made in Italy’ è il titolo della mirabile mostra diffusa in 12 sale al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, riaperto finalmente per la ferrea volontà del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt negli ambienti romantici della Meridiana.
Fino al 24 settembre, da oggi, sarà possibile riappropriarsi di questo Museo statale unico in Italia e testimone di collezioni mirabili di abiti dal Settecento a oggi. Curata con passione da Silvia Casagrande che conosce tutto della vita e del lavoro della Marucelli la mostra ha goduto anche dell’esperienza e del gusto di Vanessa Gavioli direttrice del Museo della Moda e del Costume che sta già pensando alla prossima esposizione. "Siamo pronti con entuasiasmo alla riapertura del museo qui alla Meridiana – dice Eike Schmidt – testimonianza che parte dalla partecipazione di Germana Marucelli alle sfilate in Sala Bianca organizzate da Giovan Battista Giorgini fino ai suoi anni milanesi al fianco degli artisti più importanti del tempo".
Ed ecco gli abiti della linea Alluminio del 1969 che stordiscono per la sorpresa della loro modernità, le opere di Paolo Scheggi e di Getulio Alviani che popolavano l’atelier- salotto, l’abito eccelso appartenuto a Susanna Giusti Peterich, mamma di Mario Luca Giusti che lo ha prestato per l’esposizione, la sottoveste di paillettes tutta ricamata appartenuta a Palma Bucarelli che ne racconta tutta la seduzione.
"Il dialogo tra arte e moda era fortissimo nella sartoria milanese di Marucelli – racconta il costumista e collezionista Massimo Cantini Parrini che ha in mostra un completo soprabito con abito dipinto a mano da Paolo Scheggi nel 1962 per la linea Assira – e mai come oggi questa concezione dell’abito collegato ai grandi temi della cultura è attuale. Germana Marucelli ha permesso alle donne di emanciparsi come individui, distinguendosi per la loro educazione al bello, cosa possibile perché lei stessa era una donna libera, moderna, unica, una visionaria appunto".
Commovente il ricordo del figlio della stilista, custode della Fondazione Archivio che ne porta il nome, Carlo Calza Marucelli, straordinario il racconto degli inizi da giovanissima nel laboratorio di famiglia a Settignano fatto dalla curatrice dell’esposizione Silvia Casagrande.