Lunedì 23 Dicembre 2024

"Teatro da mangiare?". A Pesaro lo spettacolo dei contadini-attori

La Sala della Repubblica ospiterà nelle serate del 12 e 13 novembre alle 20 l’originale rappresentazione del Teatro delle Ariette, in scena da quasi 25 anni.

La Sala della Repubblica ospiterà nelle serate del 12 e 13 novembre alle 20 l’originale rappresentazione del Teatro delle Ariette, in scena da quasi 25 anni.

La Sala della Repubblica ospiterà nelle serate del 12 e 13 novembre alle 20 l’originale rappresentazione del Teatro delle Ariette, in scena da quasi 25 anni.

La Sala della Repubblica del Teatro Rossini ospiterà la prossima settimana un evento a dir poco originale. Nelle serate di martedì 12 e mercoledì 13 novembre, sempre alle ore 20, il Teatro delle Ariette metterà in scena "Teatro da mangiare?", evento per 30 commensali, di Paola Berselli e Stefano Pasquini, con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini.

"Si mangia davvero - raccontano gli autori -. Si mangiano le cose che facciamo dal 1989, da quando è cominciata la nostra vita di contadini. Si mangiano le cose che coltiviamo e trasformiamo nella nostra azienda agricola, che tiriamo fuori dalla nostra terra. Seduti attorno a un tavolo, preparando e consumando un vero pasto, raccontiamo a modo nostro la nostra singolare esperienza di contadini-attori, di vita in campagna e di teatro fatto fuori dai teatri. Il Teatro da mangiare è stato concepito in una cucina, la cucina della nostra casa delle Ariette. Noi facevamo le tagliatelle e intanto parlavamo con Armando Punzo e Cinzia de Felice che si erano fermati a dormire a casa nostra dopo lo spettacolo della sera prima.

Il Teatro da mangiare ha debuttato a Volterrateatro il 18 luglio 2000 e in questi anni si è comportato come un vero e proprio organismo vivente crescendo, maturando e arricchendosi dell’esperienza di oltre 1.300 repliche in giro per l’Italia e l’Europa. "Da allora tante cose sono cambiate nella nostra vita - proseguono gli autori - ma la forza contagiosa di questo autoritratto, una pubblica confessione autobiografica, continua a sorprenderci. Siamo indubbiamente noi gli autori-artefici di questo spettacolo, ma c’è qualcosa che ci sorpassa, che lo rende autonomo, libero, di tutti e di nessuno. Attorno al grande tavolo dove ci ritroviamo, attori e spettatori, a condividere il tempo di un pranzo o di una cena, succede qualcosa che non siamo in grado di spiegare. Si compie un rito così profondamente umano da catapultarci nel cuore del nostro presente, senza mediazione, nell’evidente e disarmante verità delle nostre vite".

"Lo spettacolo è un esperimento che dà furiosamente voglia di andare a vedere quello che succede nella loro valle dei sogni" scrive Brigitte Salino su Le Monde nel 2000.

"Uno strano teatro da mangiare. Continuano ad arrivare in tavola le portate, ma c’è qualcosa che rallenta sempre di più il nostro pasto. Facciamo fatica a servirci: ci stanno rapendo, prendendo alla radice dell’emozione" il pensiero di Massimo Marino, su tuttoteatro.com nel 2001.

"Il tutto raccontato con una genuinità tanto autentica da fare male: perché fra verdure biologiche e pane cotto al forno si ha quasi l’impressione di toccare quella terra di nessuno dei sentimenti che attraversa chiunque" è il giudizio di Claudio Cumani su Il Resto del Carlino nel 2001.