Perle di memoria: Monza è uno scrigno di ricordi, non si finirebbe di viaggiare a ritroso nel tempo!
Ma, tra le tante, c’è una data che somma tanta di quella Storia da far pensare che nemmeno uno sceneggiatore di Hollywood sarebbe stato capace di immaginare un simile intreccio.
9 settembre 1984.
La prima volta di Michele Alboreto in Rosso Ferrari davanti alla sua gente.
L’ultima volta che Niki Lauda si impose nel Tempio della velocità, dove pure nel 1975 si era laureato campione del mondo.
L’unica volta in cui a un giovane Ayrton Senna venne impedito di gareggiare per una bizzarra vicenda contrattuale.
Un romanzo, mica una corsa!
Lauda si impose per la ventiquattresima volta in carriera al volante di una McLaren spinta dal turbo Porsche. L’austriaco precedette due piloti italiani, appunto il ferrarista Alboreto e Riccardo Patrese. Attenzione: il driver padovano guidava una monoposto azionata dal motore dell’Alfa Romeo. La gloriosa casa del Biscione ottenne il suo ventiseiesimo, e ultimo, podio nel mondiale. Fu anche l’ultimo podio per la casa milanese quale fornitrice di propulsori.
Lauda. Alboreto. Patrese. Impossibile non apprezzare un podio del genere, per la folla che aveva riempito l’autodromo.
E poi, il caso Senna. Il 24enne brasiliano era stato iscritto al Gran Premio d’Italia dalla Toleman, il team che lo aveva fatto debuttare in F1. Ma alla vigilia di Monza la scuderia comunicò "di avere sospeso il pilota Ayrton Senna per una gara, in quanto ha firmato un contratto con la Lotus per la stagione seguente".
Il brasiliano si difese sostenendo di non aver commesso nessun atto illecito, nel contratto con il team britannico c’era una clausola che gli permetteva di liberarsi per il 1985, pagando una penale.
Senna si affidò ad alcuni avvocati per riuscire a convincere la Toleman a farlo correre a Monza. Ci teneva troppo. Ma non ci fu verso: per esordire nel Gran Premio d’Italia, il brasiliano dovette attendere la stagione successiva.
E il resto è leggenda.
l. t.
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