I magazzini sono pieni, anche quelli dei marchi stellari del superlusso. La preoccupazione degli imprenditori cresce a ogni stagione. Sempre più pazza, con estati di fuoco e inverni che non arrivano mai, cappotti sempre negli armadi almeno fino a Natale e primavere scomparse. Troppi gli invenduti per non scoraggiarsi, per pensare a delle alternative al cambiamento climatico, con una moda a strati, semplificata ma alto tasso di tessuti tecnici, classica ma individuale perché nessuno vuol più somigliare ad altri, ognuno si sente un po’ esploratore e un po’ capitano di ventura delle giornate di lavoro cittadino, con una nostalgia e un sentimento struggente per la natura che talvolta soffre troppo e si ribella alla furia considerata dell’uomo.
Scenari nuovi per la moda che non possono non rimbalzare negli standi di Pitti Uomo 105 che si apre oggi in Fortezza da Basso a Firenze alla presenza del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e che fino a venerdì 12 racconterà di materiali, linee e tendenze della moda maschile e del lifestyle, con quella voglia di distinguersi con garbo, senza esagerare. Perchè i tempi dei guardaroba pazzi, degli armadi pieni di tutto, delle eccentricità e dei vanesi a tutti i costi sono davvero finiti. A beneficio di uno stile molto più discreto e personale, mai urlato, fatto di qualità che vuol dire anche durata e dunque sostenibilità perché un abito non è più usa e getta ma sartorialmente moderno, realizzato in tessuti naturali e riciclati ad arte.
Lo choc climatico ci ha costretto a riflettere sui confini dell’abito, su quali significati diamo al corpo vestito, e la sovrapproduzione degli ultimi venti anni con l’accelerazione di un lusso spesso solo apparente che alla fine delude. Quindi bisogna rimettere le lancette dell’orologio di PittiTime, che è il tema di questo salone, sia indietro che in avanti, per leggere in presente sulle radici sagge del passato e proiettarsi in un futuro di maggiori certezze.
Solo filosofia? Neanche un po’ stante la voglia di rimonta dei nostri imprenditori che pure vantano otimi risultati di vendite, anche all’estero, ma non sono abituati a tanti stock e invenduti che non si esauriscono coi saldi e alzano di tanto l’inquinamento. E allora lavoro e passione e anche prudenza, collezioni un po’ più ristrette ma di grande sostanza. Totale versatilità dei capi, pezzi comodi, flanelle e cotoni bucolici, tessuti di gran pregio, riciclo assoluto anche nelle maglie di cashmere, stile trekking anche nelle metropoli, pezzi da spedizione al Polo non per sfidare le rocce ma per andare in ufficio: questo e molto altro a Pitti 105. Con la sensibilità ambientale che non è più solo un vezzo ma un impegno per chi vende e chi compra. Col contrasto delle scarpe ergonomiche ma rifinite a mano, come per mettere un tocco di umanità alla tecnologia.
Un mondo in movimento continuo il Salone toscano mette in scena una fiera internazionale senza eguali, che porta energie e stimoli globali, che lancia talenti con visione e generosità Stavolta sono tre gli stilisti protagonisti con sfilate attese che si annunciano di particolare interesse: due guest designer con Luca Magliano e l’inglese Steven Stokey Daley e un Desigener Showcase come l’americano Todd Snyder, tutti e tre molto attrattivi per i buyer che cercano sempre novità per le loro boutique.
Luca Magliano, classe 1987, bolognese, è l’ospite più atteso, segnalato dai fashion critic con molta ammirazione già nella sfilata uomo e donna di giugno scorso a Milano in pieno stile genderless, stimato e lanciato da Carlo Capasa con Camera Moda sulle passerelle milanesi e già visto a Pitti Uomo anni fa ai suoi inizi: nel 2018 è arrivato a Firenze per la prima volta e ora ci ritorna con tanti onori con una sfilata al Nelson Mandela Forum, domani 10 gennaio. L’anno scorso Magliano ha vinto anche il premio LVMH Karl Lagerfeld. "Questo stilista tra gli italiani più talentuosi si distingue per la capacità di modellare in maniera originale i canoni culturali e sociali di solito associati alla moda italiana: un elemento centrale in questo senso è la sua inclinazione verso un lavoro realmente collettivo", spiega Lapo Cianchi, Direttore Comunicazione & eventi speciali di Pitti Immagine.
Steven Stockey-Daley fondatore e direttore creativo del suo brand S.S. Daley è nato a Liverpool e non ha ancora 30 anni. Porterà in città la collezione Made in Britain nel pomeriggio di giovedì 11 gennaio a Palazzo Vecchio nel Salone dei Cinquecento. "Steven trasforma l’Upper Class britannica in una fantasia di moda Queer. Nonostante la giovane età porta avanti il suo progetto con maturità espressiva, attraverso una rilettura divertita ed eccentrica dell’Heritage britannico, la noncuranza dei vincoli di genere e l’impegno alla sostenibilità", dice Francesca Tacconi Special Events Coordinator di Pitti Immagine.
E infine l’americano Todd Snyder alla Stazione Leopolda stasera, nel primo giorno del salone, uno degli stilisti di maggior significato in questo momento per la moda maschile che ha scelto di tornare in passerella proprio a Firenze. "Questo progetto è anche il riconoscimento di Pitti a una lunga e brillante carriera, caratterizzata dalla capacità di rinnovarsi costantemente – dice Raffaello Napoleone, ad di Pitti Immagine – in sintonia con lo spirito del tempo".