di Eva Desiderio
È leggero e soffice come il respiro di un neonato. Delicato nella sua purezza di materia quanto forte per la sua rarità. Un mistero della natura che attrae come pochi, che carezza l’anima di chi lo indossa o solo lo sfiora. È il cashmere più sottile del mondo e per questo ancora più prezioso e desiderabile. Stefano Ricci se ne è subito aggiudicato l’esclusiva. Del resto un marchio come questo dell’imprenditore e designer fiorentino noto per la sua moda maschile eccelsa ha bisogno solo di esclusività per mantere alta la bandiera del vero Made in Italy .
Una fibra, quella usata per l’inverno 2024-2025, che in questi giorni dà spettacolo a Pitti Uomo per completi maschili di maglia dall’aspetto modernamente e praticamente sartoriale, per tute tempo libero o viaggio. Una collezione nello stile Stefano Ricci più puro e attuale per un uomo cosmopolita che vive il mondo con energia e passione, un esploratore di paesi e di emozioni. Il tessuto e filato di punta è l’esclusivissimo ’Stefano Ricci Alpha Yarn’, che arriva dall’Inner Mongolia, dove le escursioni termiche variano da -50° a +50°, per una sorpresa mondiale che verrà svelata ai buyer internazionali e alla stampa da oggi in poi. Una fibra di un bianco naturale, finissima e perfetta, che proviene dal sottopelo delle capre Hircus dell’Alashan, con un titolo di 13,5 micron in diametro. Viene raccolta con una tecnica di pettinatura antica, effettuata con delicatezza a mano su capre che non hanno più di 10 mesi, durante la primavera. Un filo sostenibile per natura, confortevole, termoregolatore, elastico e resistente, di straordinaria leggerezza.
La collezione per l’autunno-inverno 2024-2025 oggi in Fortezza da Basso, è stata presentata nel Teatro di Fiesole dove si è svolto uno show di modelli che si rifacevano al modo di presentare la moda di tanti anni fa proprio a Firenze, pezzo per pezzo, tutto raccontato con note di stile. A leggere le anteprime di prodotto Filippo Ricci, direttore creativo del brand, che con il fratello Niccolò Ricci amministratore delegato, porta avanti la tradizione del marchio di famiglia fondato nei primi anni Settanta dal padre Stefano Ricci e dalla moglie Claudia Ricci.
"Come sempre vogliamo esplorare forme e materiali d’eccellenza – dice Filippo Ricci – ponendo l’attenzione sui dettagli minimi ma fondamentali per il brand, il logo sempre pù minuto, le sete sempre più preziose disegnate sempre da mio padre Stefano, l’ottagono che rappresenta la nostra idea di perfezione creativa". E questa è una delle belle novità che il Gruppo Stefano Ricci (al quale appartiene anche l’Antico Setificio Fiorentino) ha svelato prima a Fiesole, comune dove ha sede il moderno stabilimento produttivo alle Caldine dove ora si trasferirà anche la sartoria maschile tutta ancora a mano, lasciando la logistica in una nuova sede a Peretola, sempre a Firenze. Un modo per tenere tutta insieme la produzione simbolo di una eccellenza assoluta, che va dalla camiceria, alla pelletteria, dalla gioielleria all’argenteria.
"Stiamo andando molto bene e in tutto il mondo – racconta Niccolò Ricci – e siamo arrivati a 200 milioni di euro di fatturato per questo 2023, l’anno scorso eravamo a 155 milioni di euro, dunque l’aumento è del 45% di vendite globali". La nuova campagna della collezione ha visto come location proprio la Mongolia, dalla catena dell’Altai dove inizia la missione di Stefano Ricci Explorer fino al Terelj National Parl e poi il Deserto del Gobi. Dietro l’obiettivo Chris Rainer (con Alessandro Moggi per altri scatti), in sella ai cavalli c’erano i due fratelli Niccolò e Filippo Ricci, che hanno sostenuto il Mongolian Golden Eagle Project in particolare l’attività della Kazakh Falconry Association. Alcuni membri dell’associazione naturalistica coi cavalli e coi cammelli, nel deserto come sulle montagne, con le loro aquile reali (simbolo tra l’altro della casa di moda fiorentina) tutti riscaldate dalle magnifiche pellicce di lupo, hanno fatto da sfondo alle più belle foto di Rainer.
In queste terre remote e solitarie Stefano Ricci ha reinventato la couture maschile ancora una volta, per un inverno a tutta protezione ma al tempo stesso tanta leggerezza e duttilità di uso per giacconi e giubbotti in cashmere puro profilati di shearling, in color acero, tra vitelli impalpabili e cocco gommato nero (e vero) o verde ulivo, abiti in cashmere/vicuna nei toni del marrone e del bordò, tessuti di cashmere misto a filo di cincillà, colbacchi di visone, maglioni con trecce innovative ed uniche con sviluppo di punti mai visti. I colori sono quelli della Mongolia che ha fatto da sfondo alle foto della campagna e all’emozionante docu-film: sabbia, roccia, neve, osso di dinosauro, erbe rare, nero notte, arancio come gli antichi abiti dei monaci buddisti, prugna, blu Ricci.