Anche un genio come Leonardo ha avuto bisogno di un maestro. Era infatti poco di un ragazzo quando entrò nella bottega di Andrea del Verrocchio, dove imparò a disegnare e a dipingere. In occasione delle celebrazioni leonardiane, è proprio al Verrocchio che la Fondazione Palazzo Strozzi dedica un’imponente mostra, dal 9 marzo al14 luglio, di cui il direttore Arturo Galansino ci anticipa il percorso. Direttore Galansino, come nasce questa scelta? “Dal desiderio di realizzare un evento unico. Il Verrocchio non è solo il maestro di Leonardo, ma una delle figure simbolo del Rinascimento. E questa è la prima mostra dedicata a questo artista. Un’impresa realizzata da Palazzo Strozzi insieme al Museo del Bargello, che ha richiesto oltre 4 anni di lavoro per ottenere prestiti da tutto il mondo ”. Come può essere definito? “È un artista che ha svolto il ruolo di ponte tra due epoche: il Rinascimento eroico di Donatello, di cui era stato allievo, e la Maniera Moderna di Leonardo, di cui fu maestro e di cui nella mostra di Strozzi si potranno ammirare sette opere, alcune delle quali per la prima volta esposte in Italia. Verrocchio può essere considerato l’inventore del linguaggio artistico del tempo di Lorenzo il Magnifico, un artista che ha portato questo linguaggio in Italia e in Europa”. Cosa ha rappresentato la sua bottega? “È stata un centro fondamentale per la storia dell’arte rinascimentale. È lì che si sono formati grandi artisti del tempo come Domenico del Ghirlandaio, Pietro Perugino, Bartolomeo della Gatta, Lorenzo di Credi e Leonardo da Vinci. Nella mostra di Palazzo Strozzi Verrocchio emerge come un genio capace di padroneggiare qualsiasi tecnica artistica: scultura, pittura, oreficeria, disegno. Grazie alla sintesi degli studi trentennali dei nostri due curatori, Francesco Caglioti e Andrea De Marchi, alcune problematiche, in particolare riguardanti gli esordi del giovane Leonardo, sono sviscerate e risolte. Se dobbiamo considerare Verrocchio come il padre di Leonardo, potremmo anche pensarlo come il “nonno” di Raffaello e Michelangelo, essendo stato maestro dei loro maestri, rispettivamente Perugino e Ghirlandaio”. E a noi, oggi, cosa racconta Verrocchio? “La vivacità del suo mondo e della sua bottega, che ci parlano di temi molto attuali oggi, il lavoro condiviso, la capacità di rivoluzionare i codici di linguaggio, la trasmissione libera di idee, esperienze, tecniche e tecnologie: tutti aspetti che si trovano nelle più moderne forme di creatività e produzione. Non dimentichiamoci che proprio da questo contesto vivace è scaturita la scintilla di Leonardo, una delle menti più brillanti di tutti i tempi, in grado di anticipare di secoli la nostra modernità”. Questa mostra è stata l’occasione per importanti restauri. “Sì, le mostre di Palazzo Strozzi lo sono sempre. Stavolta un restauro significativo è stato quello del Putto col delfino di Palazzo Vecchio, originariamente realizzato per una fontana della villa medicea di Careggi. Sono stati eseguiti poi altri 12 restauri tra cui un intervento su un Crocifisso proveniente dalla zone terremotate di Norcia, e sono in corso indagini diagnostiche sulla Madonna di piazza della cattedrale di Pistoia, che potranno portare a novità, e conferme, sul modus operandi utilizzato nella bottega di Verrocchio”. L’evento non si esaurisce nelle sale di Palazzo Strozzi. “No, l’esposizione si offre come uno dei più importanti eventi a livello internazionale delle celebrazioni leonardiane e si inserisce in una ricca rete di collaborazioni con musei e istituzioni di Firenze e del territorio, attraverso la realizzazione di una speciale pubblicazione, il Fuorimostra per Verrocchio, distribuita gratuitamente, che permette di seguire un itinerario tra luoghi di Firenze e della Toscana e celebrare una stagione unica per la storia dell’arte. Il Fuorimostra è realizzato grazie alla collaborazione di Toscana Promozione Turistica e Regione Toscana
Venerdì 22 Novembre 2024
ArchivioVerrocchio: quella mitica bottega fu un autentico atelier dell’arte rinascimentale