Giovedì 25 Luglio 2024
GIAN ALDO TRAVERSI
Eventi e Fiere

Wendy Moten: "La mia voce per Porretta"

‘L’ultima sacerdotessa di Memphis’ protagonista al festival: "Sono onorata di celebrare il soul, soprattutto in un Paese diverso dal mio"

Wendy Moten: "La mia voce per Porretta"

Wendy Moten, cantante nata a Memphis, in Tennessee (foto Fiorenzo Giovannelli

Non c’è di che stupirsi se nei giorni in cui a imporsi per il glamour e la bellezza dei suoni è un numero cospicuo di soavi custodi della musica si passi dai luccichii di Taylor Swift (in ventimila arrivati dagli Usa a San Siro), seducente in un mondo che a qualcuno ricorda l’universo di Marvel, e da Raye, la jazz singer che ha acceso i motori di Umbria Jazz, a Wendy Moten, étoile delle note ambrate che plana sul Porretta Soul Festival: ultimo cadeau che Memphis e Nashville hanno fatto agli amanti della musica dell’anima e del Contemporary R&B. Speciale nei gorgheggi, eleganza e groove, sobri melismi, sabato e domenica l’ex corista di Julio Iglesias sfilerà al Rufus Thomas Park accompagnata dalla Memphis Music Hall Of Fame Band.

Signora Moten, qualcuno l’ha battezzata "l’ultima sacerdotessa di Memphis": qual è Il suo rapporto con il Porretta Soul Festival e con il guru Graziano Uliani, che se lo è inventato?

"Comincio con il dire che mi sento onorata di essere una ‘memphian’ che ha la possibilità di celebrare la musica soul in un Paese diverso da quello in cui è nata. Graziano l’ho conosciuto nel 2011 a Memphis in occasione di un mio tributo a David Porter, ma la scintilla scoccò nel 2019, quando avevo appena inciso i cori con Gianna Nannini per l’album ‘La Differenza’. Mi propose di esibirmi a Porretta per il Soul Festival dell’anno in corso, rassegna di cui conoscevo echi e rimandi. Accettati con entusiasmo. E fu un successo".

A che punto siamo con il film che si propone di realizzare sulla sua esperienza nella "Nashville dell’Appennino"?

"È un progetto che ha bisogno di idee, finanziamenti. Per ora è una conversazione densa di spunti e di contatti. Ma non ho ancora un budget o dei sostenitori per partire. Occorre che sia un sogno condiviso".

Essere paragonata a Whitney Houston fin dall’inizio della sua carriera è stato un buon viatico o piuttosto uno standard troppo alto da onorare?

"Diciamo che non mi ha disturbato. ‘Nippy’ è stata la più grande cantante dei nostri tempi e se la gente mi mette a quel livello penso che sia un ottimo posto in cui trovarsi".

Difficile da mandar giù il secondo posto al ‘The Voice’ di Nashville nel 2021 alle spalle dei The Girl Named Tom?

"Nient’affatto. Parteciparvi è stata una delle migliori decisioni che abbia preso. Il Covid aveva chiuso il mondo, sapevo di aver bisogno di qualcosa che sarebbe stato trasmesso in televisione. Ho deciso di inviare un video in cui cantavo. Stentavo a crederci quando mi hanno contattato per un’audizione a Los Angeles".

Su ‘The Voice’ per scoprire se fosse ancora competitiva?

"Non solo. Volevo capire se c’era un pubblico da qualche parte del mondo a cui piacesse ascoltare il tipo di canzoni che amo cantare, dal marchio di fabbrica ‘Come in Out of the Rain‘ a ‘So Close to Love’".

Ne è uscita indenne?

"Moralmente sì, anche se sono caduta in diretta tv rompendomi il gomito destro e fratturandomi il polso sinistro".

Ha un che di sibillino quel "per me è stato come nascondermi", riferito alla lunga partnership come corista di Julio Iglesias.

"Ho cercato di spiegare che prima di lavorare con Julio ero un’artista he incideva dischi internazionali su Emi, facevo parte del gruppo che apriva i concerti di Michael Bolton e registravo diverse colonne sonore di grandi film. Ero indipendente".

Poi Iglesias l’ha trasformata in partner del duetto…

"Pensavo che ci sarei rimasta due o tre anni. E invece abbiamo duettato per quindici. Mi ha svelato i moduli migliori del canto e l’importanza di esserne connessa con l’audience. Nel frattempo mettevo in pausa la mia carriera da solista".