Se si potesse proporre una sola coltura per l’attuazione del processo di transizione ecologica (priorità non più rinviabile per i governi di tutto il mondo), questa coltura sarebbe senz’altro la barbabietola da zucchero. Oltre alla capacità di inserirsi in rotazioni agricole (con benefici evidenti sulle colture successive) e alla provata resistenza al cambiamento climatico, ciò che rende questo ortaggio così prezioso è che di esso nulla viene sprecato. A partire dall’acqua contenuta nelle radici, recuperata nel processo di trasformazione per la produzione di energia termoelettrica, fino al melasso – uno dei sottoprodotti della lavorazione meccanica, utilizzato per produzione di lieviti e alimentazione zootecnica – tutto può tornare utile: la coltivazione di barbabietola è un esempio da manuale di come si possa realizzare la cosiddetta ‘economia circolare’.
Attenzione particolare meritano le polpe, primo coprodotto della lavorazione dello zucchero. Usate fino a una decina d’anni fa solo nel settore zootecnico, oggi sono presenti nell’alimentazione dei biogas per generare energia elettrica e, entro i prossimi tre anni, saranno applicate anche per la produzione di biometano agricolo (grazie a un progetto lanciato da Coprob in collaborazione con la Confederazione generale bieticoltori italiani). E le calci da zuccherificio, impiegate nella purificazione dei sughi di acqua e zucchero, sono riutilizzate come basi per fertilizzanti ‘fatti in casa’, sostenibili e a basso costo. A differenza di quelli provenienti dall’estero - soggetti alle fluttuazioni dei mercati internazionali e, come si è visto all’indomani dello scoppio del conflitto russo-ucraino, alle tensioni geopolitiche – questi preparati sono sempre disponibili.
Tutto ciò pone la filiera della bietola al centro della ‘rivoluzione verde’, sia dal punto di vista agronomico che della sua valorizzazione energetica: puntare sulla barbabietola e sulla sua resilienza agronomica ed economica significa contribuire, di fatto, al miglioramento del reddito delle aziende agricole.
Maddalena De Franchis