Sabato 23 Novembre 2024
STEFANO FOGLIANI
Eventi e fiere

Made in Italy Siamo più forti dell’inflazione

Il comparto ha retto la febbre dei prezzi e gli alti tassi di interesse. Il segreto? Investimenti costanti arrivati a quota 473 milioni

Made in Italy Siamo più forti dell’inflazione

Il comparto ha retto la febbre dei prezzi e gli alti tassi di interesse. Il segreto? Investimenti costanti arrivati a quota 473 milioni

Stando ai dati (ufficiosi) con cui si è chiuso il primo trimestre dell’anno (contrazione del -4%) il peggio sembra passato, ma le dinamiche di mercato con i quali fa i conti il made in Italy della ceramica meritano tutta l’attenzione del caso. Perché, detto che l’inizio del 2024 – da gennaio a marzo – sembra aver arrestato l’emorragia con cui le superfici di casa nostra, strette tra l’incudine di un mercato raffreddato da inflazione e tassi d’interesse e il martello della concorrenza straniera – hanno lottato nel 2023 (vedendo flettere volumi produttivi e fatturato rispettivamente del 13 e del 19%) quello che va aggiunto è come il contesto, di recente, richieda ulteriori sforzi che riportino i numeri del settore ai livelli che gli competono.

Parliamo di un sistema che fattura comunque oltre 6 miliardi e produce 350 milioni di metri quadrati, ma parliamo dello stesso sistema che vent’anni fa – altri tempi, ok - produceva il doppio e che solo un paio di anni fa usciva dal biennio pandemico celebrando numeri da record. Produzione, nel 2022, oltre i 430 milioni di metri quadrati, vendite a 449 milioni (18 milioni di più di quelli prodotti) e fatturato oltre i 7 miliardi. Il 2023 ha ‘raffreddato’ e non poco gli entusiasmi (340 milioni di metri quadrati prodotti, un miliardo in meno di fatturato) confermando come, al netto del picco del 2022, da qualche anno a questa parte il mercato mondiale, su cui l’Italia recita da protagonista da sempre, si sia fatto sempre un po’ meno ricettivo nei confronti del made in Italy.

La ‘normalizzazione’ è attesa già nel 2025, con la ripresa dei mercati delle costruzioni, le azioni già in atto sui tassi di interesse, la riduzione delle spinte inflazionistiche, ma il mercato con il quale ci si confronta oggi mostra la corda. Tra 2021 e 2022 (ultimo dato disponibile) il consumo mondiale di superfici ceramiche è passato da 18,5 a 16,7 miliardi di metri quadrati, con gli effetti e i rimbalzi del caso soprattutto su un comparto, come quello italiano, non privo di complessità. Scritti, gli effetti ed i rimbalzi, in una ciclicità che impone riflessioni, e combattuti, fin qua, con investimenti – anche in tecnologia, oltre che in servizi – che sono, ad oggi, l’unico dato che è sempre cresciuto, nell’ultimo quinquennio. I produttori di casa nostra, in effetti, hanno spinto sull’acceleratore – nel 2023 i 373 milioni di euro investiti nel 2020 sono diventati 473.

Prima di allora, se restiamo al quinquennio più recente, il Covid ha pesato, e parecchio. La solidità del settore è comunque confermata, oltre che dal dato – già citato – degli investimenti, anche da quello relativo alle aziende (dalle 133 del 2020 alle 125 di oggi) e degli addetti (19300 nel 2020, 18500 nel 2023) che parlano di una sostanziale tenuta, e soprattutto da quello che combina produzione e fatturato. I 400 di metri quadrati milioni che l’Italia della ceramica produceva nel 2019 valevano, con vendite a 406 milioni di metri quadrati, 5,3 miliardi, i 435 (dato più alto del quinquennio, con vendite a 455 milioni di metri quadrati) del 2021 hanno ‘fruttato’ 6,2 miliardi: lo stesso giro d’affari del 2023, quando tuttavia i 6,2 miliardi fatturati sono stati realizzati con 341 milioni di metri quadri prodotti e ‘solo’ 362 milioni venduti.