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Antonio Bruzzone è il direttore generale di BolognaFiere
BolognaFiere continua a crescere. Sotto ogni aspetto. Attrattività, offerta, fatturato. Non solo grazie al polo fieristico di Bologna, cuore dell’Emilia-Romagna, ma anche con un processo di internazionalizzazione mondiale. Dagli Usa alla Cina. "Siamo i più presenti sui mercati esteri", dice Antonio Bruzzone, direttore generale di BolognaFiere, gruppo di cui fanno parte Modena e Ferrara.
Bruzzone, una vocazione sempre più internazionale. E ora BolognaFiere si sta espandendo negli Stati Uniti. Quali strategie avete messo in campo?
"Uno dei pilastri tradizionali di BolognaFiere è la forte internazionalizzazione. Abbiamo iniziato per primi con BF China oltre vent’anni fa. Durante la pandemia abbiamo deciso di concentrarci ulteriormente anche sul mercato americano, facendo investimenti nel campo dell’organizzazione e degli allestimenti. Ma non ci sono state riduzioni sui mercati asiatici: anzi, abbiamo aperto Bangkok in Thailandia e Mumbai in India".
Nel 2025 quali saranno gli appuntamenti di punta?
"A marzo ci saranno due fiere a pieno quartiere: Mecspe, fiera internazionale di riferimento per l’industria manifatturiera dal 5 al 7 marzo, e Cosmoprof, la fiera leader mondiale per l’industria della cosmetica, dal 20 al 23. Inoltre, come ormai da anni, il calendario cresce. Alcuni organizzatori decidono di trasferirsi da altri quartieri al nostro. L’anno scorso, è stato il caso di We Make Future, fiera internazionale sull’innovazione (quest’anno sarà dal 4 al 6 giugno), che ha lasciato Rimini. Inoltre, la fiera Auto e moto d’epoca ha lasciato Padova (e sarà dal 23 al 26 ottobre), mentre abbiamo avuto il lancio di BeTrend, fiera dedicata ai settori home, decor e oggettistica da regalo (dal 13 al 15 settembre). Quest’anno, invece, attendiamo Waste Management, che riunisce politici e organizzazioni globali per affrontare le sfide dell’economia circolare (dal 10 al 12 giugno, lascia la Fiera di Bergamo); Vapitaly sulla sigaretta elettronica (10 al 12 maggio, lascia Veronafiere); l’appuntamento sul mercato italiano realizzato dalla Fiera di Francoforte, dal 14 al 16 ottobre, Fesi, la Fiera dell’edificio sostenibile e integrato".
Come vede l’evoluzione del settore? Quali gli scenari?
"Gli hub in Italia sono riconducibili a quattro player nazionali. Basti pensare che all’estero la Fiera di Francoforte gira sui 700 milioni di fatturato. Se vuoi essere importante nel settore fieristico, anche a livello internazionale, devi viaggiare almeno intorno a 200 milioni di fatturato. Fiera Milano, Bologna Fiere, Ieg (Rimini e Vicenza) e Veronafiere sono le uniche realtà che superano i 100 milioni di fatturato in Italia. Ecco, la somma di noi quattro è di poco superiore alla Fiera di Francoforte. Questo dà un’idea del limite dimensionale del sistema fieristico italiano".
Quali obiettivi vi siete dati per il 2025?
"Siamo in costante crescita. Il 2024 è stato l’anno dei record, superando 250 milioni di fatturato. Speriamo di fare ancora meglio nel 2025. Quest’anno è iniziato bene, anche a livello internazionale. Si è chiusa positivamente la seconda edizione di Cosmoprof Miami, fiera di 15mila metri quadrati espositivi. Fiere italiane all’estero di queste dimensioni non ci sono. E per noi non si tratta della più grande, ma della terza dopo Hong Kong (dall’11 al 14 novembre) e Las Vegas (dal 15 al 17 luglio). La nostra propensione estera è incomparabile con le altre realtà italiane: siamo i più presenti sui mercati internazionali. Stiamo crescendo molto anche negli allestimenti all’estero: nel 2024, negli Stati Uniti, abbiamo chiuso oltre i 10 milioni di fatturato, mentre in Cina superiamo i sei milioni".
Modena e Ferrara fanno parte del Gruppo BolognaFiere. Che cosa rappresentano per voi?
"Sono sempre nel nostro cuore. Modena e Ferrara sono due quartieri limitrofi, che hanno un calendario di diversa visibilità. Si è da poco chiusa una buona Modenantiquaria, mentre a Ferrara stiamo lavorando molto bene con Remech Expo sulla rigenerazione, sulla bonifica e lo sviluppo sostenibile dei territori".