Martedì 19 Novembre 2024

"Sicurezza e transizione. Per Snam due facce della stessa moneta"

La transizione energetica di Snam: infrastrutture per garantire sicurezza energetica e decarbonizzazione. Risposte alle sfide attuali e future.

"Sicurezza e transizione. Per Snam due facce della stessa moneta"

La transizione energetica di Snam: infrastrutture per garantire sicurezza energetica e decarbonizzazione. Risposte alle sfide attuali e future.

di Giorgio Costa

Stagione invernale che si apre con stoccaggi al 98,5%; a giorni il closing per salire al 30% nel rigassificatore di Rovigo; imminente l’arrivo di quello di Ravenna e pieno esercizio di Piombino; in corso i lavori per la Linea Adriatica. "Siamo pronti su tutta la linea, ancora più degli anni scorsi, ma non dimentichiamoci – spiega l’amministratore delegato di Snam Stefano Venier – che i mercati dell’energia restano fragili. Dallo scoppio del conflitto russo-ucraino dobbiamo continuare a muoverci contemporaneamente su più fronti. Il GNL, per esempio, ci consente di diversificare gli approvvigionamenti ma ci proietta anche su un mercato globale caratterizzato da domanda in aumento, e per mitigarne i rischi è fondamentale sviluppare anche gli asset via tubo, come quello della Linea Adriatica. Tutti i progetti e gli impianti citati, in altre parole, sono parti di un puzzle in via di costante consolidamento: è la loro combinazione a tenerci al sicuro".

Dottor Venier, sicurezza minacciata da tensioni e conflitti in corso, ma nello stesso tempo la sfida della transizione energetica che richiede il ridimensionamento del mondo ’fossile’. Come si affrontano entrambe?

"Operiamo tutti in uno scenario di "policrisi", una crisi cioè non solo energetica e ambientale ma anche geopolitica e sociale. Lo scenario cambia continuamente, per cui non è possibile disegnare, a monte, l’intero percorso di transizione. Come Snam però abbiamo sempre dimostrato di essere in grado di adattarci alle sfide: per noi sicurezza e transizione energetica sono due facce della stessa moneta".

Ma in concreto che cosa significa?

"Significa che con lo sviluppo delle nostre infrastrutture – gasdotti, stoccaggi, rigassificatori – riusciamo ad assicurare al Paese, cioè alle industrie e alle famiglie, la condizione per disporre dell’energia necessaria. Penso ai nostri stoccaggi e ai terminali per il Gnl, con quello di Piombino che entro la fine dell’anno riceverà la 50esima nave gasiera. Questi asset contribuiscono a mantenere stabile e bilanciato il sistema energetico, anche sul versante dei prezzi. Dall’altro lato, in linea con l’obiettivo Net Zero, portiamo avanti altri progetti - quello con l’Eni sulla cattura e stoccaggio della CO2 a Ravenna, la Linea Adriatica che sarà ’hydrogen ready’ e il South2Corridor destinato a trasportare idrogeno verde dal Sud e dal Nordafrica – che pongono decarbonizzazione e sostenibilità al centro della nostra strategia. Non è poco".

Con il prevedibile calo della domanda di gas, però, qualcuno dice che questo impegno sia sovradimensionato. Cosa risponde?

"Dico che gli scenari che abbiamo pubblicato un mese fa con Terna, basati sul Pniec italiano e allineati all’accordo di Parigi, riportano previsioni differenti: ovvero che la domanda al 2030 resterà intorno ai 60 miliardi di metri cubi l’anno e che al 2040 ci sarà un declino intorno a 50 miliardi, ma con un deciso ramp-up dei gas verdi. In questa fase, peraltro, il biometano sta registrando una forte crescita, soprattutto in Pianura Padana. In generale anche l’IEA prevede che nel mondo, al 2050, i flussi di energia decarbonizzata si divideranno abbastanza equamente tra elettroni e molecole, mentre oggi il rapporto è 20-80. E in questo quadro solo l’1% delle nostre infrastrutture risulterà utilizzato in modo marginale, un dato che risponde bene a tutti i dubbi che possono venire sollevati. Fermo restando, al di là di tutto, il valore della maggiore sicurezza".

L’ultimo report dell’IEA sostiene tuttavia che i progressi globali verso il Net Zero sono ancora disomogenei e che serve maggior determinazione. Siamo in ritardo?

"È così, ed è emerso anche dalla recente Climate Week di New York. D’altronde la transizione non è un percorso lineare, e in qualche caso l’asticella degli obiettivi è stata forse mal tarata sul 2030. Ciò che serve è quello che è stato definito un "pragmatismo visionario", per concentrarci su obiettivi forse più circoscritti ma anche più perseguibili con le tecnologie oggi disponibili. Nel nostro ambito, come indicato nel Transition Plan che abbiamo presentato a metà ottobre, lavoriamo nel segno di una vera e propria biodiversity strategy affinché i nostri oltre 700 cantieri attivi nel Paese siano punti di cura dell’equilibrio idrogeologico, vegetazionale e faunistico del Paese". Cosa fa in particolare Snam?

"Continuiamo a ridurre le nostre emissioni: nel 2024 scenderanno del 20% sul 2022, e puntiamo alla carbon neutrality già per il 2040. Ma non possiamo ignorare che il clima è già drammaticamente cambiato, quindi bisognerà anche adattarsi, aiutando gli ecosistemi a proteggerci".