I decisori europei hanno scelto di utilizzare le due crisi energetiche del 2020 e del 2022 come opportunità per accelerare il processo di decarbonizzazione del sistema energetico ed economico, rendendo più ambiziosi gli obiettivi da raggiungere al 2030 e traguardando la neutralità climatica al 2050. "È ancora presto però – spiega Giorgio Graditi direttore generale dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile – per comprendere se le azioni e misure attuate siano in linea con le ambizioni, ma una prima valutazione sullo stato del sistema energetico italiano è già oggi possibile mettendo a confronto i trend in atto e le traiettorie che i diversi indicatori dovrebbero seguire per centrare i target 2030 inclusi nel Pniec 2024, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, target in alcuni casi meno ambiziosi di quelli coerenti con lo scenario Ff55 della Commissione Europea".
"Emerge – prosegue il dg di Enea – che per raggiungere i target 2030 fissati nell’ultimo Pniec, la gran parte degli indicatori previsti richiedono variazioni più ambiziose di quelle registrate negli ultimi cinque anni, durante i quali il sistema energetico ha, tra l’altro, beneficiato di alcuni fattori congiunturali che hanno favorito la riduzione dei consumi di energia e delle emissioni inquinanti. Di conseguenza occorre un cambio di passo nella capacità di perseguire gli obiettivi fissati".
In particolare, per diversi indicatori di riferimento individuati nel Pniec 2024, la variazione che si dovrebbe realizzare tra il 2024 e il 2030 è più sfidante di quella che era necessaria nel 2019. Dall’analisi di alcuni casi specifici, come ad esempio la penetrazione delle fonti rinnovabili nel sistema energetico nazionale, emerge che gli obiettivi 2030 risultano particolarmente sfidanti.
"Malgrado l’evidente accelerazione nella crescita della capacità installata di fotovoltaico ed eolico osservata nell’ultimo biennio – dice Graditi –, la progressione della quota di Fer (Fonti energie rinnovabili) sui consumi finali di energia ha un tasso di crescita che per essere coerente con il target 2030 fissato nel Pniec 2024 dovrebbe risultare pari a circa sei volte quello registrato negli ultimi cinque anni. Con riferimento all’idrogeno, i consumi di idrogeno rinnovabile al 2030 ammonterebbero a circa 0,25 Mton/anno. Si stima che almeno il 70% della citata domanda sarà prodotta sul territorio nazionale, la restante quota sarà importata, con un target di capacità (elettrica) istallata di circa 3 GW di elettrolizzatori. Sebbene gli obiettivi risultino ad oggi meno ambiziosi rispetto alle stime sul potenziale teorico del mercato, un segnale positivo arriva dai progetti annunciati a livello nazionale che rappresentano già oggi circa il 50% della capacità produttiva corrispondente al target definito".
Per una concreta decarbonizzazione del sistema energetico sarà quindi necessario stimolare l’innovazione tecnologica e preservare quella esistente, promuovendo al contempo il revamping e repowering di impianti in esercizio e di tecnologie installate. È un processo complesso che non si presta a soluzioni semplici o a scelte precostituite, ma richiederà l’utilizzo e l’integrazione di tecnologie, vettori e fonti energetiche pulite e disponibili, adattando le scelte in funzione delle esigenze collegate ai diversi ambiti produttivi, economici e sociali.
Occorrerà anche tenere in attenta considerazione i vari aspetti di sostenibilità economica e sociale, nonché di compatibilità con altri obiettivi di tutela ambientale. Si dovrà spingere verso la riduzione dei costi attraverso la definizione e l’implementazione di uno schema incentivante per supportare costi operativi e capitali per le nuove tecnologie e accelerare il completamento del quadro normativo e la semplificazione dei processi autorizzativi.
"Sarà inoltre necessario – conclude Giorgio Graditi – un sostanziale mutamento degli stili di vita e di consumo verso comportamenti caratterizzati da maggior efficienza energetica e minori emissioni, agendo attraverso le fonti di formazione e informazione del pubblico, unite ad azioni di promozione/disincentivazione dei comportamenti in funzione della loro sostenibilità. In tale contesto la ricerca e l’innovazione giocheranno un ruolo chiave nel processo di transizione; se opportunamente pianificate, indirizzate e sostenute, daranno un importante contributo in termini di maggiore competitività delle filiere nazionali produttive, crescita economica e sviluppo sostenibile, in un approccio guidato dal principio di neutralità tecnologica".