Mercoledì 20 Novembre 2024

"Le rinnovabili non bastano. Nucleare, la sfida"

Il costo dell'energia minaccia la competitività italiana. Confindustria sottolinea l'urgenza di interventi per sostenere le imprese e promuovere l'energia nucleare come soluzione.

"Le rinnovabili non bastano. Nucleare, la sfida"

Il costo dell'energia minaccia la competitività italiana. Confindustria sottolinea l'urgenza di interventi per sostenere le imprese e promuovere l'energia nucleare come soluzione.

di Davide Nitrosi

Il costo dell’energia già pesa sulla competitività dell’Italia. Aurelio Regina, delegato per l’energia di Confindustria, fotografa la dimensione del fardello che le imprese devono portare sulle spalle. "Quando parla di competitività europea, nel suo rapporto Draghi dice che l’elettricità e i combustibili fossili rappresentano tra il 7 e il 9% dei costi di produzione delle industrie. Per le produzioni intermedie sale al 12-15%. Ci sono settori come l’alluminio dove l’energia elettrica rappresenta il 40% dei costi totali di produzione. Durante la crisi energetica del 2022 i costi sono aumentati intorno al 20-25% per l’industria chimica, dei metalli di base, della carta, del vetro e della ceramica, con un’ulteriore riduzione della produzione dal 2021 del 10-15%".

E l’Italia soffre più di altri paesi?

"Nel 2024 il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso in Italia si è attestato sui 105 Euro a MWh, il 39% in più rispetto alla Germania, quasi il doppio rispetto alla Spagna e alla Francia, che ha un vantaggio competitivo che è dato dagli impianti nucleare. Tra il 2009 e il 2021 abbiamo perso 117 mila aziende manifatturiere soprattutto a causa dei costi primari di produzione. Parliamo del 25% della produzione nazionale".

Tuttavia l’industria italiana è stata resiliente.

"L’anno scorso abbiamo fatto il record delle esportazioni. Le aziende sopravvissute sono diventate più efficienti dal punto di vista produttivo. Ma il costo dell’energia resta fondamentale per la competitività. Nelle indagini su quali sono i principali ostacoli per produrre in Italia, al primo posto c’è il costo dell’energia".

In giugno aveva chiesto una cabina di regia sull’energia al governo, a che punto siamo?

"Non c’è una cabina di regia ma un lavoro continuo, costante e proficuo con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e con Palazzo Chigi. Un esempio del rapporto positivo è stata l’approvazione dell’energy release, un provvedimento innovativo, fortemente voluto da Confindustria e finalizzato a promuovere e accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo energetico. E’ un meccanismo che permette di supportare la transizione energetica dei settori più esposti alla concorrenza internazionale, a maggiore rischio di delocalizzazione. É il prodromo della riforma del mercato elettrico in Italia".

Collaborate anche per lo sviluppo dell’energia nucleare?

"Il Ministero ha sviluppato una piattaforma e noi vogliamo contribuire al dibattito con un lavoro che vuole tenere unita tutta l’industria nazionale, i consumatori e gli impiantisti. Abbiamo creato un sistema che coinvolge tutto il meglio dell’industria nazionale, tutti i grandi player. Siamo naturalmente in una fase di ricerca".

Ma quali sono i tempi realistici per riattivare il nucleare italiano con le mini centrali?

"Alcuni Paesi, come gli USA e la Francia, stanno investendo nella tecnologia e ci dicono che sarebbero pronti entro il 2030, i tecnici ci dicono che potremmo avere disponibilità di un impianto commerciale nel 2032-2033, un tempo ancora lungo, però se non partiamo mai non ci arriviamo".

Il nucleare è l’unica risposta?

"Nel 2023 il nostro Paese ha consumato 306 TWh di energia elettrica. Secondo il PNIEC ne serviranno 400 al 2040 e quasi 600 al 2050. Sicuramente verrà incrementato il contributo delle rinnovabili, su cui però vertono criticità autorizzative, e strutturate nuove interconnessioni con Paesi vicini ma se vogliamo rispondere alle necessità future di continuità delle forniture elettriche gli SMR (small modular reactor) sono una tecnologia da sviluppare insieme al termoelettrico con CCS".

C’è spazio per l’idrogeno?

"Si possono decarbonizzare alcuni processi produttivi con l’idrogeno, quelli ad alta intensità energetica hard to abate, ma ha costi ancora elevati e non è sostitutivo delle enormi necessità di energia per il complesso dell’economia. Non a caso ci sono 18 paesi in Europa che hanno avviato progetti sul nucleare che può fornire direttamente energia elettrica e calore alle imprese, oltre a poter anche essere impiegato per produrre idrogeno. È ormai inevitabile che il paese ne prenda coscienza. Se vogliamo un mondo decarbonizzato, dobbiamo inevitabilmente prendere in seria considerazione il nucleare, l’unica fonte oggi che ci permetta di avere un livello di intensità energetica per supportare un’industria decarbonizzata. Non c’è un’altra soluzione tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile. Le rinnovabili e gli accumuli sono un pezzo fondamentale di questo processo, ma non sono purtroppo l’unica soluzione".