Giovedì 26 Dicembre 2024

L’impegno dell’Onu. Agricoltura sostenibile per prevenire la fame. L’esempio dell’Italia

Paesi in ritardo rispetto agli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, la malnutrizione sta diventando un problema anche in Occidente. Tecnologia fondamentale per raddoppiare la produzione alimentare.

Secondo l’Onu, circa 795 milioni di persone nel mondo sono denutrite

Secondo l’Onu, circa 795 milioni di persone nel mondo sono denutrite

Agricoltura sempre più fondamnetale per prevenire la fame nel mondo. Se l’attuale trend dovesse continuare, il numero di persone che nel mondo soffrono la fame potrebbe superare la soglia degli 840 milioni entro il 2030. Un allarme che arriva dalle Nazioni Unite, e sottolinea che il processo per il raggiungimento del cosiddetto Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 non sta procedendo come dovrebbe.

Il 25 settembre 2015, 193 Paesi delle Nazioni Unite hanno sottoscritto l’Agenda che fissa gli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDG) che dovranno essere raggiunti entro il 2030. Fra questi sono inclusi gli sforzi tesi a porre fine alla fame nel mondo. I dati sono, come accennato, ancora allarmanti. Secondo quanto riportato dall’Onu, circa 795 milioni di persone nel mondo – in pratica una persona su nove – sono denutrite.

Asia e Africa erano e rimangono ancora oggi i continenti più colpiti. Qui, infatti, il numero di soggetti denutriti cresce più rapidamente che in ogni altra parte del pianeta. Anche a causa dell’acuirsi della crisi climatica, della pandemia e delle tensioni internazionali più recenti, i numeri sembrano destinati a crescere. Secondo l’Indice Globale della Fame 2021 redatto da Cesvi con il contributo di PwC, al 2021, erano 155 milioni le persone che soffrivano per l’insicurezza alimentare acuta (20 milioni in più rispetto al 2019). I dati sono particolarmente preoccupanti, perché dopo decenni in cui il numero delle persone che soffiano la fame era in netta discesa, dal 2015 si è registrata una risalita dovuta a conflitti, effetti del cambiamento climatico e crisi economiche.

Per questo motivo, l’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 è importante proprio perché certifica l’impegno dei Governi ad attuare politiche attive contro una condizione che è fonte di sofferenza per milioni di persone e che entra in contraddizione con la dichiarazione universale dei diritti umani.

L’Agenda 2030 all’obiettivo 2 prevede che la comunità internazionale s’impegni per porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.

Considerando che le stime Onu indicano che la produzione alimentare dovrà essere raddoppiata entro il 2050 per sopperire alla richiesta di tutti.

Ma a preoccupare è anche il fenomeno della malnutrizione che colpisce anche i Paesi occidentali.

Sotto la lente anche l’alimentazione dei più piccoli.

Secondo i dati veicolati dalle Nazioni Unite, prima della pandemia, il 6,9% dei bambini al di sotto dei cinque anni soffriva di deperimento, la percentuale cresce al 21,4% quando si considerano quelli fisicamente sottosviluppati a causa della mancanza di cibo. Secondo i dati diffusi da Save the Children, attualmente, sono 5,7 milioni i bambini sotto i cinque anni a rischio di insicurezza alimentare, un numero del 50% più elevato rispetto al 2019. Di fronte a questi numeri, uno degli obiettivi dell’agenda è quello di eliminare tutte le forme di denutrizione e malnutrizione. Tra gli obiettivi ormai in scadenza, – in questo caso entro il 2025 – c’è quello di arrestare il deperimento dei bambini sotto i 5 anni di età.

Altre categorie particolarmente sensibili sono le ragazze adolescenti, le donne in gravidanza e in allattamento, le persone anziane.

E la risposta dell’agricoltura e della tecnologia sostenibile è determinante.

Secondo il rapporto Symbola-Coldiretti sulla Green Economy l’agricoltura italiana è la più green d’Europa. In particolare vanta 296 indicazioni geografiche riconosciute a livello comunitario per i prodotti alimentari, 37 per i liquori e 526 per i vini; ha il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari; ha previsto, in materia di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, un sistema certificato da un ente pubblico di produzione integrata, con standard più restrittivi rispetto a quelli previsti dalla difesa integrata obbligatoria; è il secondo Paese nell’Unione Europea per superficie agricola investita a biologico; è il secondo Paese al mondo per l’esportazione di prodotti biologici dopo gli Stati Uniti.