Roma, 23 novembre 2024 – Venne deliberata nel 2011, allo scopo di finanziare interventi nel settore turistico, e dunque permessa solo alle città d'arte o alle località turistiche. Poi pian piano la platea venne allargata, sino alla recente apertura a qualsiasi comune. Stiamo parlando della tassa di soggiorno, che dall’1 gennaio 2025 potrà essere applicata ovunque, a discrezione delle singole amministrazioni comunali. Attualmente sono mille le città che la fanno pagare, e si allargherà invece potenzialmente a tutti i 7.904 comuni italiani, con importi anch’essi determinabili su base volontaria dai governi cittadini.
Le stime
L’intesa trovata fra Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Governo, aumenterà sicuramente l’incasso per i comuni, che utilizzeranno poi l’importo per sicurezza e decoro urbano. Stando ai dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno, nel 2023 sono stati raccolti 702 milioni di euro, in aumento del 9.5% rispetto all’anno precedente. Le stime per l’anno in corso invece parlano di un probabile superamento degli 800 milioni di euro. Il valore che sarà applicabile dall’1 gennaio 2025 sarà in proporzione sia al numero di camere disponibili in ogni singola struttura, sia al prezzo per notte. Ovviamente, col crescere delle stelle e dunque della categoria dell’attività ricettiva, aumenterà il costo che sarà possibile richiedere al turista. Nell’anno del Giubileo, questa decisione inciderà non poco, considerando l’enorme mole di pellegrini previsti. Del resto, si tratta di una tendenza ormai consolidata non solo in Italia, e che lo scorso anno ha visto, ad esempio, un aumento addirittura del 34% in Costa Azzurra.
Le esenzioni
In altri Paesi, invece, si applica in maniera differente. Ad esempio, in Germania è pari al 5% del controvalore spesso nella struttura ricettiva. In Italia, le città più costose nel 2025 dovrebbero essere Roma e Venezia, dove per le strutture di lusso si potranno chiedere fino a 12 euro a notte per turista. Fra le persone esenti dal pagamento della tassa di soggiorno, vi sono sia i bambini fino a 10 anni, sia gli assistenti di malati che alloggiano in strutture sanitarie, sia i disabili. Vi sono poi altre esenzioni che variano da comune a comune, e che possono riguardare le forze armate, gli autisti e accompagnatori turistici, gli under 30 che alloggiano in ostello, chi soggiorna in residenze gestite da enti no profit, i volontari della protezione civile.
Le reazioni
"I turisti non possono essere usati come bancomat dai comuni per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno – ha affermato il presidente Carlo Rienzi di Codacons –. Qualsiasi rimodulazione dell’imposta o modifica di destinazione delle risorse dovrà essere vincolata all’obbligo per i comuni di pubblicare in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo il reale utilizzo dei fondi raccolti, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti”.
"La soluzione di buon senso sarebbe quella di calcolare l’imposta di soggiorno in percentuale sul prezzo effettivo cui è venduta la camera, con indicazione di un tetto massimo del 5% dell’importo stesso e comunque non eccedente il limite di 10 euro a notte. Una revisione in tal senso dell’imposta - ha dichiarato Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti - favorirebbe inoltre i controlli delle amministrazioni e del Fisco”.