Roma, 21 febbraio 2025 – E’ una nuova tendenza, sviluppatasi all'interno del fenomeno del calo delle natalità ma anche del ritardo, rispetto al passato, col quale si arriva all’indipendenza economica e alla serenità. Di conseguenza, sono sempre di più le coppie che, pur potendo, procrastinano il momento in cui avere figli. Forse perché si è sacrificato tempo per la carriera, oppure ancora perché gli alti costi dell’avere una famiglia toglierebbero spazio e risorse alle proprie passioni. Qualunque sia la causa, le cosiddette famiglie "dink" in Italia sono in aumento.
Le famiglie “dink”
Ma cosa sono le famiglie "dink"? Si tratta di coppie in cui, di comune accordo, si decide di non avere figli o almeno di rimandare il loro arrivo per un po’ di anni. In queste famiglie, entrambi i partner hanno uno stipendio, e i soldi vengono investiti nelle passioni condivise come ad esempio i viaggi. Questo fenomeno ha addirittura una giornata che lo celebra, l’1 agosto, detto “International Childfree Day”. L’acronimo americano sta per “double income no kids”, e stando al report “Famiglie” dell’Istat, riguarda almeno una parte delle donne che, fra i 18 anni e i 49 anni, decide di non diventare madre. Anche nel Regno Unito, in particolare in Inghilterra e Galles, un sondaggio di alcuni anni fa aveva iniziato a sottolineare questo fenomeno, col 51% delle donne fra i 35 e i 44 anni che non aveva figli e non li considerava un progetto per il proprio futuro. Stessa cosa negli Stati Uniti, dove dal 2018 al 2021 è salito dal 37% al 44% il dato inerente le famiglie senza prole.
La natalità in Italia
In Italia il calo della natalità prosegue da alcuni anni, come nel 2023, quando i nuovi nati sono stati il 3,4% in meno del 2022, con un totale pari a 379.890 nuovi nati. Il numero medio di figli per donna è sceso a 1,20, mentre nel 2022 era 1,24. Dunque il fenomeno “dink” si colloca in un quadro già di scarsa natalità, spesso legata a scelte economiche, non solo a problemi di salute. Vi sono anche donne che rimandano la gravidanza nell’attesa di una stabilità economica, o di trovare il partner giusto, ma in generale il problema economico e il tempo che richiede un figlio non sono aspetti secondari. Del resto, mediamente un figlio dalla nascita ai 18 anni costa non meno di 175mila euro, dunque va da sé che crescerlo comporti rinunce a viaggi o ad altre passioni che molti considerano appaganti sul piano personale. A questa scelta ha di certo contribuito anche un’opinione pubblica che lentamente ha abbandonato la visione della donna “completa” soltanto quando diventa madre.