Roma, 24 novembre 2024 – A tutti sarà capitato almeno una volta di dare un occhio alle recensioni, prima di procedere all’acquisto di un prodotto online, oppure di prenotare in un ristorante. Ebbene, per quanto solitamente questa procedura sia utile, rivelando pregi e difetti di un oggetto o di un esercizio commerciale, è da tenere in considerazione un aspetto di non poco conto: circa 1/3 delle recensioni sono false.
Business da capogiro
Il business ha raggiunto ormai cifre da capogiro: 152 miliardi di dollari. A rivelarlo è stato l’ultimo report ‘The State of Fake Online Review’ redatto da BusinessDit: circa un terzo delle recensioni sono finte, create ad hoc, non attendibili. Stando a sondaggi commerciali, oltre la metà delle persone, specie quando l’importo da spendere non è di pochi euro, si riservano di farlo filtrando un punteggio medio piuttosto altro per quel prodotto, ottenuto dal sito sulla scorta delle recensioni di precedenti acquirenti. Così facendo, le aziende che non si adeguano al sistema malato di acquistare recensioni false, si ritrovano escluse dalla ricerca, e impossibilitate a vendere un prodotto che, magari, ha anche un livello qualitativo più alto. Ben il 77% dei consumatori a livello globale comprano solo dopo aver letto le recensioni, secondo Seo BrightLocal, avvalorando ancor più la tesi dell'importanza delle recensioni veritiere.
L’astroturfing
Il fenomeno delle false recensioni è detto astroturfing: nello specifico, è un termine che indica una tecnica di marketing basata sul creare un’aura positiva intorno ad un prodotto, grazie a consensi provenienti dal basso, retribuiti, che vengono percepite dagli altri acquirenti come affidabili perché fatti da persone vicine per gusti, estrazione sociale e possibilità economiche di spesa. In Italia tale tecnica non è colpita come reato specifico, anche se sono in discussione varie ipotesi ed è comunque presente e punito il reato di concorrenza sleale e pratica commerciale scorretta.
Da Amazon a Google: le contromosse dei big
Intanto, nell’attesa di una risposta comunitaria al problema, le principali piattaforme si muovono e prendono le prime decisioni, soprattutto per evitare responsabilità oggettive e cause multiple. Ad esempio, nel 2022 Amazon ha bloccato oltre 200 milioni di recensioni sospette, portando in giudizio oltre 10mila amministratori di gruppi Facebook. Google ha invece rimosso 115 milioni di false recensioni, e Tripadvisor ha rimosso 1,3 milioni di recensioni ritenute non veritiere. Altro passaggio fondamentale nella lotta a questa deriva, è stata la decisione del Tribunale di Milano, lo scorso marzo, di chiudere il sito Realreviews.it, chiamato in giudizio da Amazon. Come riferito dal direttore di Selling Partner Trust & Store Identity di Amazon, Claire O’Donell, il sito praticava il boosting illecito, cioè commissionava false recensioni in cambio di denaro. Come dichiarato dalla sentenza del tribunale lombardo, il sito rimborsava tutti coloro i quali acquistavano i prodotti e poi li recensivano con 5 stelle, il massimo possibile, generando così altri acquisti e ponendo in essere una concorrenza definita sleale.