Il 2023 ha rappresentato l'anno della ripresa nella filiera italiana delle costruzioni: la produzione, infatti, ha toccato quota 624 miliardi di euro, in aumento di 44 rispetto al 2022, a sua volta in crescita. I numeri migliori - secondo il Rapporto Federcostruzioni - sono stati quelli dei comparti delle costruzioni in senso stretto, delle macchine edili, dei servizi di ingegneria e dei prodotti in legno e l’andamento positivo è confermato anche dall’occupazione, cresciuta di 76mila unità (+2,5%). Positiva anche la bilancia commerciale, che presenta un surplus di 34 miliardi, un dato che palesa ancora una volta la vocazione all’export di tanti comparti. I dati previsionali per l'anno in corso, però, indicano che il bilancio non presenterà il segno più: è, infatti, prevista una flessione della produzione del 4,4% in termini reali, su cui a pesare sono soprattutto il calo negli investimenti in costruzioni, che secondo ANCE sarà pari al -7,4%, e i costi dell’energia che sono i più alti in Europa (128 euro/Mw/h). Nello specifico, il settore risentirà del mancato apporto della manutenzione straordinaria (-27% su base annua), penalizzata dal venir meno delle specifiche agevolazioni fiscali (cessione del credito). L'unica nota lieta sarà il comparto delle opere pubbliche, in espansione del 20%, grazie soprattutto all’impatto del PNRR. «I numeri ci dicono che la filiera delle costruzioni è stata determinante per la crescita del Paese. Oggi però ci troviamo con un quadro fortemente incerto per il futuro dettato da squilibri internazionali che rischiano di pesare negativamente sulla crescita economica e sull’export - ha affermato la presidente di Federcostruzioni, Paola Marone -. Dobbiamo quindi essere pronti ad affrontare nuove sfide, come quella della transizione ecologica che ci viene lanciata dalla Ue su cui l’industria delle costruzioni avrà un grande ruolo. Ma non possiamo fare tutto da soli, serve una strategia europea che metta le imprese al centro, puntando, con adeguato supporto, a un incremento di produttività, competitività, formazione, ricerca e intervenendo con urgenza sul costo dell’energia, che è particolarmente penalizzante. Sull’energia si giocherà, infatti, la sfida competitiva del prossimo decennio, per questo occorre una visione di lungo periodo che metta insieme la ricerca sull’efficientamento e la sostituzione dei combustibili fossili con energia rinnovabile, puntando anche alle possibilità dell’energia nucleare di ultima generazione».
EconomiaCostruzioni, la produzione segna una crescita del 4,2%