Roma, 24 novembre 2024 – Sono utilizzati in Italia da 3,5 milioni di lavoratori, il 20% dei quali appartiene al settore pubblico: parliamo dei buoni pasto, uno strumento di welfare che viene offerto da oltre 150mila imprese ed è accettato in oltre 170mila esercizi convenzionati, sia ristoranti che supermercati, e che genera un volume d’affari annuo pari a 4 miliardi di euro.
Tetto del 5% sulle commissioni
L’approvazione nei giorni scorsi dell’emendamento al Ddl Concorrenza, dà un po’ di tempo alle aziende, fino all'1 settembre 2025, per adeguarsi al nuovo tetto del 5% sulle commissioni dei buoni pasto. Tale limite, già presente nelle gare pubbliche, è ora esteso anche al settore privato. Lo scopo di questa riforma è quello di ridurre le commissioni per gli esercenti, che così potranno accettare una platea più ampia di buoni, ma anche quello di renderli più spendibili per i lavoratori. Inoltre non sono compromessi i benefici fiscali previsti dalla legge per l’acquisto di buoni pasto. Per le nuove convenzioni la modifica si applica subito, invece per quelle in essere c’è tempo fino all'1 settembre per adeguarsi. I buoni pasto già emessi potranno essere usati alle attuali condizioni contrattuali fino al 31 dicembre 2025.
La soddisfazione delle associazioni di categoria
"Si tratta di un passaggio che sancisce finalmente un principio di equilibrio nel mercato, portando le commissioni a un massimo del 5% anche nel settore privato, così come avvenuto per la pubblica amministrazione – afferma Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione –. Si possono così garantire l’efficacia e i benefici del buono pasto come strumento indispensabile per i lavoratori, senza danneggiare gli esercenti, che oggi pagano fino al 20% di commissioni. Una soluzione che premia il buon senso perché riduce sensibilmente i costi per le migliaia di piccole imprese che accettano i buoni pasto, senza penalizzare i lavoratori per i quali il valore del buono resta immutato”. Moderatamente soddisfatto anche Ernesto Dalle Rive, presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori), che in una nota esprime apprezzamento “per l’impegno del Governo a favore di una riforma del sistema dei buoni pasto che ci avvicina alla media europea, modificando un’anomalia tutta italiana che non aveva alcuna ragione di mercato e che ha invece permesso sin qui a poche multinazionali, inusitati livelli di redditività. Resta certo il rammarico – prosegue Dalle Rive – per l’eccessiva dilazione dei tempi di completa entrata a regime delle nuove regole fissate, per le imprese già convenzionate, a settembre 2025 che mal si concilia con le istanze delle imprese distributive che abbiamo più volte rappresentato al Governo nelle ripetute interlocuzioni degli ultimi anni”.