PRATO
Fabia Romagnoli è vicepresidente di Confindustria Toscana Nord e presidente del Cda di Mariplast. Qual è l’attuale stato di salute di Prato, culla del tessile con un patrimonio culturale e produttivo unico nel panorama italiano ed europeo?
"Prato vive, come tutto il manifatturiero, una fase di transizione su molti piani: ambientale, tecnologico, energetico. E per ciascuno di questi capitoli, inevitabilmente, si apre anche il tema dell’aggiornamento di competenze. Le transizioni sono complesse per definizione e nel caso di Prato si applicano a un settore come la moda estremamente sensibile anche a tutti i cambiamenti economici e sociali. Veniamo da anni che hanno visto scompensi di tutti i generi, con andamenti dei mercati fortemente altalenanti e catene del valore che necessitano di assestamento. Le imprese pratesi sono consapevoli di tutto questo: molte risentono negativamente della situazione, ma sono comunque impegnate a conservare la propria competitività".
Quali sono le urgenze principali?
"Sono tante, una delle quali è balzata alla ribalta negli ultimi mesi e riguarda il territorio: inondazioni e frane hanno dato la misura della sua fragilità e hanno evidenziato carenze infrastrutturali. Sono problemi da affrontare subito, senza aspettare le prossime emergenze. Lo stesso vale ad esempio per l’impiantistica per i rifiuti. Ma alcuni dei temi più caldi transitano dalla legislazione europea. Parliamo di normative in itinere come l’End of waste, che disciplina i passaggi attraverso i quali i materiali tessili cessano di essere rifiuto e possono rientrare nel ciclo produttivo, e l’Epr, la responsabilità estesa del produttore. Dalle regole che ne usciranno passerà la possibilità per la filiera tessile pratese, in tutte le sue componenti, di cogliere opportunità e scongiurare problemi".
La voce degli imprenditori che hanno nelle mani un patrimonio tessile che non va disperso viene ascoltata?
"Come associazione siamo molto impegnati a farci ascoltare, direttamente e per il tramite del sistema Confindustria. Non si deve temere di chiedere e insistere. Ed è questo che facciamo costantemente".
L’economia circolare è da sempre il core business pratese: il distretto con una storia e una tradizione alle spalle è facilitato nel rispondere alle esigenze di mercato che chiedono prodotti ecosostenibili, tracciabili e di qualità?
"Certo, a Prato possiamo contare su una cultura tessile straordinaria. Su una declinazione specifica della sostenibilità, quella del riciclo delle fibre, siamo i leader; ma abbiamo dei primati anche nella creatività, l’attenzione allo stile, la capacità di leggere le tendenze e tradurle in prodotti moda. Siamo invece, inevitabilmente, sullo stesso piano delle altre aree tessili nazionali ed europee quando si tratta di esigenze più recenti, che implicano innovazioni significative, come nel caso della tracciabilità e del passaporto digitale di prodotto".
Per anni il cardato riciclato è stato ritenuto prodotto di serie B. Adesso, invece, con la spinta del mercato verso la sostenibilità, può ambire di fregiarsi del titolo di prodotto Igp. A che punto è la pratica?
"La segnalazione per una possibile Igp da assegnare al cardato pratese, riciclato e non, è stata fatta. Ma siamo solo agli inizi di un percorso che si preannuncia lungo".
A Prato si sta parlando da tempo di un progetto che sta per decollare: l’hub tessile.
"Confindustria Toscana Nord ha appoggiato il progetto. Ci crediamo: Prato non può non avere una struttura del genere".
Sa.Be.