"La sostenibilità è la capacità di rispondere ai bisogni emergenti della società. Un modello di sviluppo può dirsi sostenibile se risponde ai bisogni delle persone". Così Gian Paolo Cesaretti, Presidente della Fondazione Simone Cesaretti, Coordinatore del Gruppo di Lavoro ASVIS per il Goal 2 di Agenda 2030, Accademico Ordinario dell’Accademia dei Georgofili.
L’economista è uno dei relatori ospiti di QN Distretti, iniziativa del nostro giornale dedicata ai protagonisti delle filiere produttive. L’appuntamento previsto oggi a a Milano, nella sala conferenze del Mercato Alimentare di Milano, intende approfondire il tema della ’Eccellenza agroalimentare a Milano, sviluppo e innovazione nel mercato alimentare di Foody’ ed è infatti ospitato al Foody Business Center. Cesaretti interviene su ’Sostenibilità e innovazione nella filiera agroalimentare’.
"Tutti – afferma – desideriamo una società più attenta al benessere e senza disuguaglianze". Viene, quindi da chiedersi se la società attuale sia realmente giusta? Ma, di fronte ai dati crescenti della povertà nel nostro Paese, sappiamo che la risposta è spesso negativa. Perché si realizzi il desiderio di una società più equa e quindi anche più giusta, dice Cesaretti "occorre assumere che il modello di sviluppo attuale è iniquo e quindi va cambiato. Sia gli individui, che i sistemi produttivi devono fare la loro parte e quindi cambiare. Il sistema agroalimentare dovrebbe rendere più accessibile il cibo, che dovrebbe essere di qualità per tutti, senza mettere a rischio il capitale territoriale nel luogo di produzione, ovvero, tenendo conto delle risorse, come acqua, aria, ma anche identità dei luoghi relazioni sociali".
Per l’economista "il ruolo degli agricoltori un tempo era fondamentale, deve tornare ad essere centrale. L’innovazione da questo punto di vista deve essere tecnologica, formativa, ma anche culturale e sociale". secondo Gian Paolo Cesaretti, infatti "a fronte di una globalizzazione dei mercati, non c’è stata una globalizzazione delle regole e dei diritti, ma siccome agire sul mondo è complesso, non impossibile, ma certo difficile, occorre agire sulle politiche territoriali e quindi pretendere da chi ci governa interventi concreti sui territori, solo così la nostra corsa all’innovazione, anche nel settore agroalimentare, porterà ad un cambio di paradigma sia culturale, che sociale, tenendo a mente la risorsa più importante, cioè i giovani e il futuro".